DIARIO ESCURSIONI 2016
10 GENNAIO 2016 - DA MARINA DI CECINA A MARINA DI BIBBONA (e ritorno)
Questa Domenica di questo Gennaio
tristemente primaverile, ci ha riservato un buon inizio, sole pieno, temperatura
mite (purtroppo) e consapevolezza che le previsioni meteo ogni tanto sono
precise. Siamo in 42 (+ Aras, un labrador), un bel numero e tutti convinti nel
dover bruciare calorie e tossine dell'ingrasso natalizio. Dal parcheggio delle
Gorette ci dirigiamo verso sud in direzione del ponte sulla Cecina.
A Marina di Cecina
approfittiamo per la sosta caffè/cornetto/wc, prima di addentrarci nella grande
riserva demaniale biogenetica del Tombolo di Cecina. Questa pineta è magnifica
per la sua grandezza e presenta pini a ombrello centenari. L'intera area
costituisce un esempio di come debba essere trattato il bosco, pulito, curato,
dove i tagli risultano omogenei e razionali e dove la fruizione diventa
piacevole e sinergica. L'acqua caduta nella notte, con i raggi di sole, tende a
evaporare iniziando un gioco evanescente con le luci che filtrano a fasci tra le
chiome dei pini, dando origine a scorci molto belli. Il rumore del mare comincia
a interferire con i nostri chiacchericci e ci fa già capire che ci sono delle
onde. Infatti Luciano prova a valutare se sia possibile passare lungo l'esigua
striscia di sabbia senza essere investiti dalle onde...., anzi, tutto il gruppo
segue Luciano richiamati dal mare e purtroppo ci rendiamo conto che occorre
quasi volare per non bagnarsi. Decidiamo di percorrere una variante che ci
riporta all'interno della pineta, proseguendo verso sud lungo il bellissimo
viale maestro. Superiamo alcuni piccoli corsi d'acqua intorbiditi dalla pioggia
di questi giorni notando il moto retrogrado delle piccole onde dovute al mare
mosso. Raggiungiamo Marina di Bibbona, trovando pochissime persone nonostante la
splendida giornata ma del resto è l'ora di pranzo. Per ottemperare a questo rito
comune, raggiungiamo il mare trovando un ottimo posto per il pranzo tra le
numerose barche poste in secca sulla spiaggia. È piacevole farsi riscaldare dal
sole e qualcuno osa di più tentando un pisolino. Ci rimettiamo in piedi
prendendo la direzione nord, questa volta passando lungo la battigia. I numerosi
tronchi relitti sono stati usati da ignoti per costruire delle rudimentali
capanne, alcune veramente carine e solide. Ogni tanto il cammino del gruppo
subisce delle sterzate brusche a destra proprio per evitare la lunga lingua
delle onde e qualcuno comunque riesce a beccarsi un po' d'acqua di mare negli
scarponcelli.
Il cammino sulla battigia è piacevole per il contesto, però ogni tanto, trovando
dei banchi di sabbia poco consistenti, si affonda e il procedere, diventa più
faticoso. Proprio per questo decidiamo di rientrare sul viale maestro anche
perché in fondo alla giornata il percorso in totale supererà i 20 km e
“limitarci” in questa prima uscita ci è sembrato saggio e utile. Arriviamo a
Marina di Cecina accolti da un fresco vento di mare il che ci fa decidere di
rivestirci in tutta fretta. Percorriamo il lungomare, invaso da numerosi
passeggiatori domenicali, raggiungendo una spiaggetta dove ci sistemiamo per una
foto di gruppo. Ultimo caffè ed ultimo wc e poi via, verso il ponte sulla
Cecina. Manca ancora un chilometro e mezzo ma tra due chiacchere e qualche
bischerata, raggiungiamo le auto con le prime ombre della sera. (P.M.)
FOTO
percorso (visualizzabile con Google Earth)
24 GENNAIO 2016
- LE GREPOLE E IL MONTE LEGNAIO (VECCHIANO)
Mattinata
bella fredda e brina abbondante..., finalmente la stagione è quella invernale.
Molti dei partecipanti decidono di raggiungere Vecchiano direttamente, mentre il
grosso del gruppo parte dal luogo di ritrovo abituale, cioè dallo stadio di
Pontedera. Al parcheggio del mercato di Vecchiano non c'è più posto anche
perché, oltre al nostro gruppo, se ne aggiunto un altro di Pisa. Anche oggi una
grande partecipazione con 43 escursionisti. Prendiamo la via del Santuario che,
con ripide curve, si eleva guadagnando la bastionata rocciosa sulla quale sorge
il Santuario di Santa Maria in Castello. Da qui ottimi scorci sulla piana di
Pisa da dove si staglia nella nebbiolina l'elegante profilo dei gioielli di
Piazza dei Miracoli. Il Santuario purtroppo è chiuso e noi ne approfittiamo per
fare delle foto e un piccolo spuntino. Iniziamo a percorrere in leggera salita
il sentiero tracciato sul vasto altopiano carsico delle Grepole, che sbocca ad
una foce dove si nota la depressione di una grande dolina. La discesa si svolge
su di un sentiero malagevole composto da grandi pietre smosse posto al bordo di
un grandioso anfiteatro di cava. Tracce di brina e ghiaccio ci rammentano il
clima frizzante del versante in ombra che stiamo attraversando. In leggera
salita, entriamo nel valle dei Vernacchi dove decidiamo di tralasciare il
sentiero con il segnavia, per seguire le tracce di un altro sentiero che più
direttamente punta alla Casa Roncile, posta sul crinale da dove è più facile
l'orientamento. Troviamo alcuni tratti ripidi e scivolosi e, a ridosso di Casa
Roncile, incontriamo un “macchione”
fitto fitto ed un cancello che ci ostruiscono il passaggio, comunque troviamo
un'alternativa più agevole, utilizzando un' altra traccia di sentiero che si
rivelerà giusta perché poco dopo approdiamo sullo stradello di crinale. Un breve
tratto pianeggiante e panoramico ci porta al bivio da dove inizia l'ultima
salita per il Monte Legnaio. La facile salita progressivamente diventa sempre
più panoramica fin quando, giunti sulla rotonda ed erbosa vetta del Legnaio, la
vista diventa veramente bella. Montagne, mare e pianure
si susseguono a piena vista
e, nonostante una foschia leggera, non ci si stanca nell'osservare da questa
grandiosa ribalta. Sotto di noi il lago di Massaciuccoli. Consumiamo il pasto
cercando un posto sottovento, dato che da nord est spira un venticello freddino.
La discesa dal monte Legnaio viene effettuata attraverso un vecchio tracciato,
ora infrascato ma ancora evidente che ci conduce ad un punto chiave, l'orlo
della grande cava Ovest. Una ventina di capre ci accolgono nel punto più
difficile del percorso. Qui passiamo uno ad uno, attenti a porre il piede nei
piccoli spazi della cengia che precede un tratto più ampio e sicuro. I
grandi massi, le cenge, le pareti e l'asprezza del terreno danno l'idea di stare
in alta montagna, mentre siamo quotati intorno ai 140/150 metri. Paolo trova una
carcassa di capra, ma data la stazza sembra più un caprone del quale si presume
la caduta dalla parete rocciosa soprastante. Proseguendo nella discesa non
troviamo traccia di un teorico sentierino che ci avrebbe riportato in quota, ma
non ci preoccupiamo in quanto siamo sicuri che in fondo alla discesa un piccolo
stradello secondario ci avrebbe ricondotto sul tracciato preventivato. Arrivati
nel piano, capiamo che siamo sulla base della grande cave e tutto intorno una
rete metallica ci preclude l'uscita. Spartaco, trasformato in animale di
macchia, riesce a passare da un
pertugio tra canne, reti e ferrivecchi, facendoci poi strada con il fischio,
verso un luogo sicuro da dove compiere la nostra evasione. Ripreso il cammino
lungo il canale Barretta, ci rilassiamo percorrendo un lungo tratto in piano
arrivando fino alla zona umida del Paduletto che precede le prime case di
Vecchiano. (P.M.)
FOTO percorso (visualizzabile con Google Earth) video di Sergio Colombini: https://www.youtube.com/watch?v=yTeVXPKfOR0
21 FEBBRAIO 2016 -
DA SANTA MARGHERITA LIGURE A ZOAGLI
Dopo un sabato splendido la "nuvola di Fantozzi" ha colpito ancora e sulla Liguria e alta Toscana per tutto il giorno hanno stazionato nuvole basse e grigie. Comunque in 30 ci siamo ritrovati alla Stazione di Zoagli, pronti per il treno delle 10,12 che ci porta a S.Margherita, punto di partenza della nostra escursione. Grande entusiasmo per questo trekking in uno dei luoghi più belli della Liguria (5 Terre a parte...) e, alla fine, anche grande soddisfazione. Iniziamo subito la salita Bianchi che, per una scalinata abbastanza ripida, ci porta a quota 80 metri. A tratti cade una nebbiolina sottile che ci bagna i capelli e ci costringe a mettere le mantelle. Però è molto sporadica e dura poco per cui non ci impedisce di godere del panorama. Purtroppo manca il sole e dobbiamo accontentarci di un paesaggio un po' grigiastro, ma anche questo ha una sua suggestione. Percorrendo le "creuze" (stretti passaggi racchiusi da muri in pietra a secco) ammiriamo questo ambiente agreste, rubato alla natura impervia, ricco di villette, giardini, numerose piante di limone e fiori di vario genere. Scendiamo verso il mare a San Michele di Pagana, con il bel lungomare. Piccola sosta a una "focacceria" e risalita in Via S.Nicola; dopodiché scendiamo in direzione di Rapallo sbucando nei pressi del Ponte di Annibale. Ci attende ora la bella passeggiata a mare che ci gustiamo con calma, ammirando i numerosi gabbiani appollaiati su un pontile e il bel castello cinquecentesco. E' l'ora del pranzo e troviamo rifugio sotto le arcate del Teatro delle Clarisse. Alle 13,30 riprendiamo il cammino e, in leggera salita, giungiamo al Parco Casale, dal quale si gode una bella vista sul golfo di Rapallo. Immancabile foto di gruppo, dopo di che iniziamo a salire verso la Chiesa di S.Ambrogio posta a 195 m. di quota. La salita è abbastanza impegnativa, oltretutto è anche scivolosa per il muschio e l'umidità e occorre fare attenzione. Dalla chiesa si gode un grande panorama sul Golfo del Tigullio, spaziando fino al promontorio di Portofino. Da ora in poi sarà una discesa (quasi) continua verso il paese di Zoagli dove arriviamo verso le 15,30. Dopo una breve sosta con foto nella piazzetta circolare del paese, percorriamo il bel passaggio lungo la scogliera che ci porta infine alla Stazione. Le onde si infrangono tumultuose sugli scogli e il mare d'inverno con il suo colore grigio/verde ha un fascino tutto particolare. Percorso non lunghissimo, circa 10 km, ma estremamente interessante.
FOTO
percorso
(visualizzabile con Google Earth) video di
Sergio:
https://www.youtube.com/watch?v=slvf66Co7ow
13 MARZO 2016 - LE COLLINE
LUCCHESI PESCIATINE
Ci ritroviamo in 37 al parcheggio lungo la via pesciatina
all'altezza del residence "Pinocchio" a Gragnano. Giornata di sole spendido ma
un vento freddo di grecale ci fa penare non poco: si va spediti verso la via di
"leccio" dove davanti ad un Bar inizia il nostro percorso ad anello. Saliamo fra
vigne e uliveti passando fra casolari e villette ristrutturate, molti i fiori
lungo il percorso fra cui gli anemoni e le giunchiglie. Salendo ancora
incrociamo prima la carrareccia per la fattoria di Fubbiano, che visiteremo al
ritorno, poi passando fra uno stradello fra gli ulivi arriviamo alla chiesa di
Tofori dove dal piazzale si gode un panorama stupendo sulla piana di Lucca
chiara e nitida,il vento è noioso ma rende limpida la visuale. Discesa per
guadare il rio Leccio e poi salita verso il cimitero la villa Gambaro e
alla chiesa di Petrognano dove ci fermiamo per la pausa pranzo al sole e se
possibile sottovento. Finita la sosta rapida discesa verso il borgo di S.Gennaro.
Arriviamo nella parte alta del paese e lo attraversiamo scendendo fra le ville
Bove e Bonvisi e i resti invisibili, purtroppo, di un antico castello. Scendiamo
ancora fra stradine strette fra le case fino alla chiesa romanica, purtroppo
chiusa, non possiamo vedere l'interno con la statua in terracotta attribuita a
Leonardo da Vinci. Ammiriamo l'esterno in pietra grigia molto bella e semplice
anche nei fregi scolpiti: Scendiamo fino alla piazza dove troviamo l'unico bar
per i caffè e bibite. Riunito il gruppo troviamo il passaggio in galleria fra le
case che scende rapido verso il rio Leccio e verso la Fattoria di Fubbiano dove
il "vecchio" fattore ci fa visitare le cantine nuove e poi salire alle
stanze dove ci sono le bottiglie da assaggiare e acquistare: fatte tutte e due
le cose in maniera abbondante. Discesa rapida per chiudere l'anello ritrovando
la via di Leccio e poi la via Pesciatina per recuperare le macchine. Ottima
giornata passata con gli amici. Km 11,5 circa (Piero
20 MARZO 2016 - ANELLO
STORICO DI BARGA
Dopo tre tentativi, siamo finalmente riusciti a mettere nel nostro carniere l'uscita all'anello storico di Barga. Alla spicciolata ci ritroviamo in 21, presso il parcheggio dell'ospedale di Barga, luogo da dove iniziamo la nostra camminata alla scoperta di Barga. La brillante organizzazione della giornata, gestita da Luciano, ha portato un valore aggiunto ad uno scenario già di per se brioso. Appena varcata l' austera Porta Reale, ci fermiamo in una edicola “sui generis”, che per la nostra occorrenza si trasforma in auditorio storico, dove l'edicolante diventa il narratore e noi escursionisti, curiosi astanti. L'ambiente è quasi surreale, come del resto gli arredi (divani, poltrone, un grande camino, degli strumenti musicali) che tutto indicano, meno che di trovarsi all'interno di una rivendita di giornali e tabacchi. Salutiamo l'esercente, ringraziandolo per la narrazione storica di Barga e iniziamo a percorrere gli eleganti vicoli. Superato il famoso Teatro dei Differenti (purtroppo chiuso), percorriamo stretti vicoli che offrono vari spunti fotografici. Arriviamo all'apice della salita dove, in posizione veramente magnifica, sorge il Duomo di San Cristoforo, grandioso ed elegante. Incontriamo al suo interno Don Serafini che si presta volentieri ad illustrarci gli aspetti ed i simboli salienti del Duomo. Dato l'orario, in breve salutiamo l'occasionale Cicerone e ci dirigiamo verso le ultime case di Barga per arrivare al costone che degrada verso il torrente Corsonna, attraversando le trecentesche arcate dell'acquedotto barghigiano. Siamo adesso su sentiero, vicino alla Corsonna, che scende dalla testata formata dalle Cime di Romecchio/Cima dell'Omo, tra l'altro abbondantemente innevata. La salita, che un po' si fa sentire, si svolge all'interno di una bella castagneta, su acciottolato ben mantenuto. Arriviamo alle prime case di Sommocolonia leggermente sfilacciati, e ci raduniamo sul piccolo sagrato di una chiesina contornata di case antiche, alcune recentemente ristrutturate. Fatta la pausa pranzo, raggiungiamo la stele dei giovani partigiani, qui caduti nel 44, per poi dirigerci nel luogo dove sorgeva l'antico fortilizio del borgo. Qui ci attende un ragazzo, facente parte dell'associazione che cura l'aspetto storico e la memoria di Sommocolonia, dalla fondazione alla guerra 43/45. Sarà una corposa narrazione, arricchita da sopralluoghi a vestigia e manufatti ma l'aspetto saliente sarà rappresentato dalla visita al piccolo, ma fornitissimo museo, del passaggio del fronte del 44. Qui le bombe distrussero quasi completamente il borgo. Tra cimeli, foto e vecchie armi, conosciamo la vita e la morte di alcuni abitanti, dei soldati di colore della Buffalo, dei partigiani, degli occupanti tedeschi. In queste montagne combatterono anche dei reparti brasiliani ed ancora oggi, a distanza di 70 e più anni, brasiliani, americani, tedeschi e naturalmente italiani, si ritrovano insieme in questo luogo per una preghiera ed un momento di riflessione. La discesa verso il piano viene accompagnata da un cielo sempre più nero ed in pochissimo tempo iniziano a cadere dei “goccioloni”. Adesso il gruppo accelera perché tra l'altro ci attende una degustazione di vini, presso una bel caseggiato circondato da prati posto nella piana della Corsonna. Siamo a “La locanda del vino” dove troviamo una tavola apparecchiata con vari stuzzichini, preparatori a una giusta degustazione dei vini. Tra prosecchi, rossi e passiti diamo prova di ottimi degustatori ed anche di buoni consumatori, dato che acquistiamo varie bottiglie. Ormai mancano poche centinaia di metri alle auto, ….può anche iniziare a piovere. Considerazione che ben presto diventerà realtà (P.M.)
3 APRILE 2016 - LE BURRAIE
DI S. BRIGIDA
In programma il 28 marzo e non effettuata causa maltempo, è stato possibile recuperare la gita approfittando di una tiepida giornata primaverile. Siamo in 10 e lasciamo le auto ad un parcheggio nel paesello di Santa Brigida. Il percorso inizia subito con salita abbastanza ripida. Ci accorgiamo subito che il sentiero è segnato molto bene, sia con cartelli nuovissimi in legno che con i soliti segni bianco-rossi. A dire il vero ci sembra che sia uno dei percorsi meglio indicati che abbiamo visto nelle nostre numerose escursioni(si potrebbe fare anche a meno della traccia, peraltro utilissima, GPS). Le burraie sono piccole costruzioni in muratura, incassate in parte nel terreno, poste a nord in zona fresca(all'interno vi scorreva l'acqua). Fino agli anni '50 in questa zona vi erano cascine con piccoli allevamenti di vacche da latte che producevano, tra l'altro, il burro. Poiché non esistevano ancora i frigoriferi il burro veniva lavorato e conservato in questi ambienti freschi. Nelle burraie vi erano piani di lavoro in pietra con piccole vaschette scavate e collegate fra loro da canalette dove fluiva l'acqua che manteneva il burro a temperatura costante. Nel nostro percorso incontriamo varie burraie, conservate più o meno bene: la burraia Violana, Pesciulle, Bacìo, Fontassenzio, Fonterinalda, Nannarino. Il sentiero si snoda in larga parte in bosco di castagni, cerro, qualche abete e pini in un ambiente veramente gradevole ed è ben tenuto. La sosta pranzo la facciamo alla Cascina di Monterotondo a quota 767 m. Arriviamo infine al Santuario della Madonna del Sasso dove si narra che nel 1484 la Madonna apparve a delle pastorelle. Percorsi ca. 11 km.
10 APRILE 2016 - BADIA MOSCHETA / VALLONE DELL'INFERNO /
MONTE ACUTO
È stata una bella giornata..., in tutti i sensi. Siamo nell'alta valle del torrente Rovigo/Veccione, tributari del Santerno, nell'oltre Giogana del Mugello, dove la “calata” toscana inizia a cedere qualcosa a quella romagnola. Partiamo in 29 accompagnati da un sole splendido. Superata Scarperia, il cielo si copre e poco prima di raggiungere il Giogo siamo avvolti da un fitto nebbione, ma dura poco..., il versante padano dell'appennino è baciato da un bellissimo sole. La Badia vallombrosana di Moscheta si trova in una vallata molto verde, ricca di acqua ed è un snodo importante di molti sentieri. Il percorso lungo il torrente Veccione si svolge all'interno del Vallone dell'Inferno che, a dispetto del nome, è bellissimo. Stratificazioni orizzontali di arenaria rendono questo ambiente affascinante, dove dirupi, tecchie e forre ammantate di muschio offrono splendide storie geologiche. Piccola sosta alla diroccata Casa val d'Inferno, prima dell'inizio della salita. Il sentiero adesso sale abbastanza ripido attraversando alcune castagnete, concedendo con moderazione brevi tratti meno ripidi. Raggiungiamo il piccolo alpeggio di Razzalto, dove ci rinfreschiamo e ci “ricompattiamo”. Un'altro strappo ci porta sulla costa principale da dove iniziamo a goderci il bel panorama sui solitari valloni del Rovigo. Raggiunto il minuscolo borgo di Giogarello, in via di ristrutturazione (fonte e piccola chiesina), decidiamo di arrivare in vetta per il pranzo, nonostante l'invitante luogo. Siamo a 925 metri ed ormai manca poco al Monte Acuto (1054 m.). In vetta consumiamo il pranzo stando comodamente rivolti al sole in una condizione climatica ideale. Iniziamo la discesa percorrendo una larga cresta erbosa che ci offre la possibilità d'intravedere la zona dei Diacci, che conoscemmo tre anni fa, non vedendo però il mulino omonimo, in quanto ubicato in un profondo vallone. Raggiungiamo La Serra, bellissimo rifugio che viene dato in autogestitone dalla comunità montana del Mugello, dove facciamo un ultima piccola sosta per bere e fotografare. Scendiamo adesso in un altro verdissimo vallone, dove troviamo la fonte Dei Fossati e i ruderi del podere Isola e Isolina. Piano piano la pendenza si attenua ed incontriamo i primi “civili”, data la vicinanza con Badia Moscheta. Arrivati alla Badia decidiamo di rifocillarci con torte, crostate e zuppa inglese mentre tutt'intorno è un brulicare di civili, centauri, ragazzine vestite all'ultima moda, ed un cicciuto omaccione che deambula a piedi nudi. Sul prato antistante la Badia un gruppo di persone “spiaggiate” come cetacei, cercano la via per una serena digestione. Questa nota di colore è per noi piacevole e la viviamo comodamente seduti e divertiti mangiando e bevendo. Come dicevo..., bella giornata, bella la compagnia, bello il percorso. Un grazie a Fabrizio per questa proposta e per l'attenzione che ha dedicato all'escursione. Il percorso è stato di circa 11,5 km. (P.M.)
FOTO percorso (visibile con Google Earth)
17 APRILE 2016
- NEI DINTORNI DI MONTERIGGIONI / L'ALTRA FRANCIGENA
Dopo una settimana splendida ecco i soliti nuvoli della domenica che però, a dire il vero, tutto sommato ci hanno fatto comodo proteggendoci da una precoce insolazione per questa primavera un po' anticipata. Siamo in 37 (+ 3 cani...) e ci ritroviamo al parcheggio di Monteriggioni. Giovanni Corrieri oggi ci fa da guida alla scoperta (per noi) di un'altra via Francigena (una delle tante che da nord scendevano verso Roma). Percorriamo un percorso ad anello di circa 15 km. I profumi della fioritura e gli aromi della campagna in questo periodo ci accompagnano. Attraverso un percorso boschivo arriviamo al piccolo borgo di Busona, circondato da vigneti...siamo nella zona del Chianti Classico. Subito dopo troviamo Trasqua con la Villa e la tenuta dove si producono vini Chianti di elevata qualità. Per mezzo di delicati saliscendi collinari giungiamo a Rèncine con la sua bella chiesa un tempo ospitale per i pellegrini. Oggi del castello di Rèncine restano pochi avanzi che non fanno capire l'importanza che questo borgo ha avuto per la Repubblica di Firenze che lo usava come antemurale contro il caposaldo senese di Monteriggioni. La sosta pranzo avviene nel piazzale antistante la vicina fattoria dove il sig. Riccardo ci offre dell'ottimo vino. Scendiamo quindi a valle attraversando lo Staggia a Castellina Scalo per poi risalire all'antico maniero di Castiglion Ghinibaldi. Documentato fin dall’XI secolo come possedimento dei Lambardi di Staggia, il castello passò alla vicina Abbadia Isola in quello successivo. Nel corso del Duecento ne divenne proprietario Ghinibaldo di Saracino, marito di Sapia dei Salvani, mentre nel XVI secolo il castello passò ai Piccolomini. Benché più volte rimaneggiato, il castello denota le sue origini medievali nella massiccia mole stretta attorno ad un cortile, nella muratura e nella foggia di molte aperture. Ad una ristrutturazione cinquecentesca appartengono invece le arcate sovrapposte della corte interna, il portale che ne permette l’accesso e la chiesa in laterizi situata a lato del fortilizio. Qualche goccia di pioggia ci accompagna di tanto in tanto, ma niente di preoccupante. Infine arriviamo a Monteriggioni per l'abbastanza ripida salita dal lato ovest. Un gelato, una bibita, un caffè per finire questa bella giornata sulle meravigliose colline del senese.
FOTO percorso (visualizzabile con Google Earth) video di Sergio C. https://youtu.be/8jQdzRi9Vew
8 MAGGIO 2016 - RISALITA DEL
TORRENTE TROSSA (parte seconda)
Questa uscita, rinviata lo scorso
anno per il maltempo, è sempre stata considerata molto avventurosa, a tratti
difficoltosa con passaggi “delicati”. La ricognizione dello scorso anno aveva di
fatto confermato queste considerazioni. Il cielo nuvoloso e il numero
cabalistico dei partecipanti (13) ha creato nell'inconscio dei partecipanti
qualche presagio. Superato Libbiano e sistemate le auto presso Aia al Cerro, lo
scenario selvaggio e primordiale della Valle della Trossa ha fugato ogni
presagio e timore, regalandoci una ricarica d' energia e di entusiasmo. Un
contorno di fioriture multicolori ha accompagnato la nostra discesa verso la
Trossa, in un ambiente roccioso intervallato da macchia mediterranea. Tocchiamo
l'alveo della Trossa nel punto in cui lo avevamo lasciato due anni prima. Qui la
bellezza delle pieghe geologiche è unica ed il racconto dell'immane forza della
natura è palese. Pozze, salti, rocce e spiagge di ghiaia, abbelliscono il corso
del torrente e trovare il passaggio per non bagnarsi diventa un gioco a volte
impegnativo, ma divertente. Raggiunta la galleria di captazione delle acque
della dismessa miniera del Castagnolo, inizia il tratto più impegnativo e
spettacolare, quello della “Grotta Magna”. Qui, avendo pianificato
un'alternativa al tratto più difficile, ci siamo divisi in due gruppi, 4 hanno
percorso il sentiero sopra ripario che, in un continuo ripidissimo saliscendi,
by-passa il tratto impegnativo, ritrovando la Trossa alla confluenza con il
torrente Secolo. Gli altri 9 hanno sostenuto il tratto più impegnativo. La
cosiddetta Grotta Magna è davvero spettacolare; grandi massi posizionati
casualmente dalla Natura, alti anche 5/6 metri hanno costituito un ostacolo
davvero impegnativo. La ricerca di un passaggio in mezzo ad essi è stata ardua;
chi andava da una parte, chi dall'altra, urlando(per sovrastare il rumore
dell'acqua) per indicare agli altri il passaggio migliore. Il tratto dei grandi
macigni non è molto lungo. La Trossa ha comunque voluto il suo tributo con
qualche scivolata nell'acqua e relativa "inzuppata" e qualche piccola
ammaccatura, ma per fortuna niente di serio. Le radioline, come al solito
e qui più che mai, hanno svolto un lavoro importante nel collegamento tra i due
gruppi che, puntualmente per l'ora di pranzo, si sono ricongiunti sulla
spiaggetta di confluenza dei due torrenti. Scaricata l'adrenalina e a pancia
moderatamente piena, ci accorgiamo che il tempo è peggiorato e le prime gocce di
pioggia ci fanno rapidamente preparare per il ritorno. Il sentiero è molto bello
e immerso in una natura lussureggiante, ma in continuo e ripido saliscendi. Per
un tratto costeggiamo il torrente Linari, ricco di pozze e di pesci, dopodiché
abbiamo intrapreso la lunga risalita per ritornare sulla cresta collinare
Libbiano-Monterufoli. Il saliscendi ci è sembrato non finire mai mentre
la stanchezza ha iniziato a farsi sentire, ma non
abbiamo potuto
far altro che procedere sulle tracce del sentiero,
tra l'altro segnato abbastanza bene. Alcuni ruderi di servizio alle miniere del
Linari, sono le uniche testimonianze dell'uomo in queste vallate e questo, tutto
sommato, ci piace perchè ci fa assaporare ancor di più la bellezza della zona.
Adesso il sentiero si fa più largo, la pendenza si addolcisce ed anche la fatica
sembra calare. Ormai l'Aia al Cerro è vicina e le gocce di pioggia che ci
accompagnano non ci preoccupano più di tanto. Bellissima giornata, bella
compagnia …. e come sempre, ...splendida Toscana.
FOTO
percorso
video di Sergio C.:
https://www.youtube.com/watch?v=xWb61PAW-7U
15 MAGGIO 2016 - LE
APUANE, DAL M. FOLGORITO AL M. CARCHIO PER LA CRESTA
Un gradito ritorno sulle nostre vecchie Alpi Apuane, oggetto delle nostre primissime escursioni di 25 anni fa... Siamo solamente in 6; forse il tempo incerto o le eventuali difficoltà legate alla tipologia del percorso hanno fatto desistere molti amici. In effetti il programma originario prevedeva un percorso che, partendo dal Pasquilio, saliva alle cave del Carchio per poi dirigersi verso il Passo della Focoraccia e del Pitone. Ma, visto l'esiguo numero dei partecipanti, avevamo pensato di allungare il percorso partendo dalle pendici del Monte Folgorito, per apprezzare ancor più il sentiero di cresta che collega quest'ultimo al Monte Altissimo. Purtroppo un denso cappello di nuvole con anche un po' di pioggia ci ha fatto desistere dall'intento non appena giunti al Passo della Cardella. E' stato però emozionante percorrere il sentiero sul crinale che, in alcuni tratti, presenta uno strapiombo verso la valle adiacente (vedi foto). Grande panorama sulla Versilia. Il Carchio è ormai pressoché distrutto dalle cave di marmo, ormai abbandonate, che offrono uno spettacolo desolante o emozionante secondo il punto di vista. Consumato un veloce pranzo, siamo tornati alle auto e alle 15 si è conclusa l'escursione. Abbiamo pur sempre percorso circa 8 km. Riproporremo forse in futuro questo emozionante trekking sperando nel bel tempo...
22 MAGGIO 2016 - ANELLO DI VOLPAIA
(CHIANTI)
11 SETTEMBRE
2016 - IL MONTE SAGRO
Dopo circa 20 anni torniamo su questa stupenda e panoramica vetta delle nostre
Apuane. Siamo in 10 alla partenza (evidentemente queste montagne e le loro rocce
fanno calare bruscamente i partecipanti...) più Sergio che arriva a orario
diverso. Decidiamo di partire dal parcheggio di Acqua Sparta, nei pressi del
Rif. Carrara.
Saliamo leggermente, per sent. 173, sui prati di Campo Cecina e, col monte Borla
alla nostra destra, giungiamo a Foce di Pianza. Da qui la salita classica verso
la vetta; incrociamo un folto gruppo di escursionisti di Parma giunti con il bus
e ci mescoliamo a loro, rallentando purtroppo la nostra salita. Riusciamo a
ricongiungerci e alle 13 circa siamo finalmente alla croce posta sulla sommità
del Sagro. La giornata è calda, il sudore ci fa appiccicare addosso le
magliette; per fortuna il sole è a tratti coperto da nuvole e il caldo si fa
meno pressante. La salita ci ricorda che le Apuane sono in effetti piuttosto
faticose; forse anni fa ci sembravano più facili anche per motivi
anagrafici..... Lo spettacolo che si gode dalla vetta è davvero notevole: dal
Pizzo d'Uccello, al Pisanino, al Grondilice, al Cavallo, la Tambura, la Pania d.
Croce in lontananza e poi il mare, la Versilia sotto di noi. Lo sguardo spazia
fino alla Palmaria e anche oltre se non fosse per un po' di foschia. Insomma
varrebbe la pena restare ore ad ammirare il panorama. Ma giunge inevitabile
l'ora della discesa. Foto di gruppo (ovviamente) e rientro a Pianza lungo il
costone nord-est (con strapiombo sulla valle di Vinca) per poi immettersi sul
sentiero 173. E' una discesa piuttosto impegnativa per le numerose rocce
irregolari, la pendenza e la mancanza di segni in alcuni punti; ma comunque si
può facilmente "navigare a vista". Giunti a Pianza decidiamo di tornare alle
auto passando dalla strada. La giornata si conclude con bibite, dolci, vino al
punto di ristoro. Percorsi circa 9,7 km. D+ 665 m. D- 688 m.
FOTO
percorso video di Sergio:https://www.youtube.com/watch?v=4zf4L6U4FM0
2 OTTOBRE 2016 - TREKKING URBANO A BOLOGNA
Per fortuna
la pioggia della serata e della nottata precedente ha lasciato lo spazio ad una
mattina umida e nebbiosa, ma con qualche squarcio nel cielo. Partiamo in
perfetto orario ed il viaggio verso Bologna si svolge regolarmente con una
piccola sosta al Cantagallo. Enrico, il nostro abituale autista di pullman, ci
accompagna alla Porta San Donato, dove incontriamo dei “nostri” arrivati in auto
e Grazia, un’amica di Sergio di San Giovanni in Persiceto, in totale siamo 60
escursionisti. Percorriamo Via Zamboni notando la raffinatezza dei palazzi e dei
porticati, superiamo il Teatro Comunale, arrivando all’oratorio di S.Cecilia per
una visita agli stupendi affreschi. Nel solito porticato rinascimentale è
situato l’accesso alla Basilica di San Giacomo che visitiamo, notando varie e
sontuose Cappelle e scovando le numerose conchiglie, varie per dimensione e
contesto, che ricordano il simbolo dei viaggiatori di fede. Dopo un breve
passaggio nel Ghetto ebraico, siamo arrivati a Porta Ravegnana, proprio sotto le
due torri simbolo di Bologna. Più della metà del gruppo ha intrapreso la salita
dei 498 gradini per salire sul tetto della città, mentre altri, forse intimoriti
dall’angusta entrata o dai 100 metri di dislivello, hanno preferito un caffè
o un aperitivo. Dopo la visita al complesso delle “sette chiese” di Santo
Stefano, autentico gioiello nel cuore antico della città, abbiamo fatto la pausa
pranzo in formula libera…, chi ha scelto le
polpette chi i tortellini presso locali street food, chi i panini portati
da casa. Ritrovo in Piazza Grande e visita al Duomo di San Petronio dove si
trova la meridiana più grande del mondo.
Iniziamo poco dopo l’avvicinamento al porticato di San Luca non prima di
aver visto il curioso nome posto sul campanello dell’appartamento di Lucio Dalla
e la sua silhouette impressa sulla facciata. Un piccolo manipolo intanto
approfitta del trenino San Luca Express per raggiungere la Basilica omonima
posta ai 290 m. del Colle della Guardia. Superato il Collegio di Spagna,
iniziamo a percorrere i portici di Via Saragozza, arrivando in breve alla
omonima porta, dalla quale iniziano i 666 archi, per una lunghezza di 3.8 che
costituiscono il “porticato di San Luca". Il punto chiave del tracciato è l’Arco
del Meloncello che, con un elegante ponte, attraversa Via Porrettana, iniziando
la salita. Verso metà salita, primi segni di sfilacciamento del gruppo, quasi
una prassi fisiologica dettata anche da un caldo umido e dall’ assenza di
qualsiasi refola che ci ricorda che siamo in pianura Padana. Intanto sentiamo
distinti i cori dei tifosi dello stadio Dall’Ara posto nelle vicinanze (Bologna-Genoa).
Le ultime scale ci portano all’approdo finale della Basilica che nel frattempo è
stata letteralmente invasa da centinaia di pellegrini arrivati poco prima di
noi. Un attimo di pausa sul prato e le panchine della basilica, un cambio di
maglia e un po' d’acqua ha ristabilito il nostro equilibrio. È il momento di
cercare Enrico, il nostro autista. Puntualmente ci aspetta nel piccolo
parcheggio della basilica. Salutiamo gli equipaggi delle auto che sono tornati
verso il centro con il trenino per il recupero delle auto e prendiamo posto sul
pullman per tornare in Toscana. Gruppo(ne) tranquillo e discipinato per una
Domenica serena e ben trascorsa. (P.M)
16 OTTOBRE 2016 - DA CASTAGNO A PRACCHIA
Dopo tanta
acqua un po' di tregua anche se partiamo da Pontedera avvolti da un fitto
nebbione. Siamo in 15 e rapidamente raggiungiamo l’alta valle dell’Ombrone
pistoiese riscaldata ed asciugata da un meraviglioso sole. Castagno ha
pochissimi parcheggi ma è molto carino, quasi tutto in pietra e costellato di
opere d’arte donate da vari artisti e collocate nei luoghi più stravaganti del
borgo.
Inizia subito la salita con il sent. 212, non è mai ripidissima ma è costituita
da terreno smosso e con molti
massetti erratici che disturbano la nostra progressione. La raccolta di alcune
castagne e qualche fungo rendono questo tratto più piacevole. In breve tempo
arriviamo al Passo della Collina avendo superato quasi senza accorgerci dei +500
metri di dislivello che abbiamo assorbito dalla partenza.
Al passo pensavamo di trovare l’unico bar aperto ma purtroppo era chiuso per
ferie… Procediamo adesso su uno stradello asfaltato che in breve si trasforma in
sentiero (0-0) attraversando una zona molto dolce con pendenze delicate, con
prati e macchie colorate di alberi che hanno assunto i colori “caldi”
dell’autunno. Il clima è molto piacevole. Scorgiamo verso il piano delle nuvole
basse che non sono altro che la nebbia che, nonostante l’ora di pranzo, grava
ancora sulle pianure. Dopo aver intersecato il “sentiero Matterhorn”, ripido
toboga per biker, arriviamo al Passo della Piastreta, unica e vera propria isola
di rocce in un mare di verde, tra l’altro le rocce piatte formano una serie di
onde sulla quale cresta troviamo posto per sederci. Qui avevamo programmato la
sosta pranzo che regolarmente facciamo. Valicato il passo, scendiamo sul
versante adriatico percorrendo la bellissima faggeta che ci introduce alla Valle
del Reno. Lungo la piacevole discesa troviamo altri funghi (cimballi e imbutini)
ma di porcini…, nisba, ...anzi no, per la verità uno viene trovato da Filippo.
Superata lo sfiatatoio n°3 della galleria ferroviaria porrettana, procediamo in
discesa verso Pracchia, superando una grande frana con passaggi “addomesticati”
su alcune roccette. Arriviamo a Pracchia in corrispondenza dello stabilimento
dell’acqua Silva della quale conosciamo il buon sapore tramite un fontanello
posto davanti all’azienda. Troviamo un circolino dove prendiamo caffe e gelato e
raggiungiamo la stazione F.S., molto sovradimensionata rispetto all’attuale
utilizzo. Qui viene ingaggiata una lotta vera e propria con la macchinetta che
fornisce i biglietti per il treno. Dopo aver vinto la lotta, obliteriamo e
prendiamo il treno che, con una precisione svizzera, giunge al primo binario. Il
treno, modello “Jazz” è per tutti noi una piacevole sorpresa per la bellezza e
la modernità degli arredi, la cura nei dettagli e i display che informano su
tutto. Dopo la fermata di Sammommè, arriviamo alla minuscola stazione rosa di
Castagno da dove percorriamo un viale alberato che ci riporta nel centro del
borgo ed alle auto. Bella e serena escursione in un clima perfetto. Percorsi
circa 11 km, D+ 588m
D- 412m (P.M.)
30 OTTOBRE 2016 - I "POZZI GIURASSICI" DELL'EGOLA
FOTO
percorso
video di Sergio:
https://www.youtube.com/watch?v=libBOzpI-T0
13 NOVEMBRE 2016 - CASTELNUOVO DI
GARFAGNANA E IL SENTIERO DELL'ARIOSTO
Il freddo intenso e una leggera foschia ci accoglie alla
partenza dalla stazione di Castelnuovo- Siamo in 22 e ci incamminiamo verso il
centro di Castelnuovo passando per il Rione di S. Lucia, ponte sul Serchio,
poi attraversiamo il centro passando dal Duomo, la Rocca Ariosta, la "barchetta"
e attraverso il ponte sulla Turrite secca ci dirigiamo verso il sentiero
dell'Ariosto raggiungendo il paese di Torrite. L'attraversiamo e passiamo di
nuovo il torrente sul ponte antico: il paese è piccolo ma intatto nel suo
aspetto di borgo rurale. Visita alla chiesina e poi si sale verso le case di
Pasquillora; il sentiero prima attraversa un vigneto, poi entra nel bosco. La
salita è ripida ma salendo alle ns spalle il panorama si apre sul gruppo delle
Panie, sempre stupendo. Si arriva alla Fortezza di Monte Alfonso dalla
porta sud e giriamo intorno alle mura e bastioni per entrare dalla porta
nord. L'interno è grandioso e restaurato di recente: visita al complesso e foto
di gruppo, nonché raccolta di pere selvatiche cadute da un alberello. Ora il ns
cammino lascia il sentiero dell'Ariosto per il paese di Antisciana: a
parte un poco di fango e un piccolo guado facile da attraversare arriviamo al
borgo e ci fermiamo presso il circolo ricreativo per la sosta pranzo. I gestori
del locale, molto gentili, ci danno la piena disponibilità e ci accomodiamo per
il frugale pasto. Dopo il caffè ci incamminiamo verso Gragnanella, sempre
su vecchia carrareccia: il paese è molto vicino e lo attraversiamo passando
sotto una volta che ci porta, prima al campanile, poi all'interno del paese,
piazzetta e chiesa. Il borgo è piccolo ma intatto nel suo stile rustico. Discesa
ripida fra poderi e prati fino ad incrociare la SR e di lì al lago di Pontecosi.
Il lago è basso di livello, c'è poca acqua, ma camminare lungo le sue rive è
sempre bello. Ci dirigiamo verso il vecchio ponte e la chiesina proseguendo su
sentiero verso Pontardeto dove si incrocia la variante che, attraverso la zona
industriale di Castelnuovo, ci riporta alla stazione per chiudere l'anello.
Intanto nel pomeriggio un pallido sole ha portato via il freddo e un po' di
foschia, potendo così vedere anche la Pania di Corfino e le vette
dell'Appennino. Abbiamo chiuso tranquilli una bella passeggiata nei borghi e
luoghi dimenticati della bassa Garfagnana. Percorsi KM. 15,500 D+
455m. D-445m.(Piero
FOTO
percorso
(visualizzabile con Google Earth) video di Sergio:
https://www.youtube.com/watch?v=uowSRZhveqk
27 NOVEMBRE 2016 - DA CASTIGLIONCELLO AL
MONTE PELATO (fuori programma)
Viste le ottime previsioni meteo, abbiamo pensato di riempire questa domenica con un trekking marittimo. Siamo in 24 e ci ritroviamo a Cenaia. Una fitta nebbia ci penetra attraverso i vestiti ma, giunti a Rosignano M.mo ci appare uno spettacolo meraviglioso: un cielo terso e un sole quasi primaverile che contrasta con il nebbione che ricopre tutta la piana retrostante. Parcheggiamo le auto nei pressi del Castello Pasquini e, dopo aver attraversato un po' di centro abitato, iniziamo la leggera salita che ci porterà fino alle pendici del Poggio Pelato, incontrando anche un folto gruppo di ciclisti. Qui una battuta al cinghiale ci fa temere di essere costretti a rinunciare alla cima ma, fortunatamente, la caccia termina in tempo e possiamo così conquistare questa piccola ma molto panoramica "vetta". Facciamo anche conoscenza col Dr. Pescia, apicoltore, che ci fa visitare un piccolo apiario e ci spiega che produce soprattutto il miele della macchia mediterranea, prodotto dalle fioriture di erica, corbezzolo e altre piante tipiche del luogo. Mentre saliamo sul poggio ammiriamo lo stupendo panorama della pianura coperta ancora dalla nebbia. Rosignano M.mo, Santa Luce ecc. sbucano dalla coltre bianca regalandoci una visione veramente idilliaca. Il mare è liscio come l'olio e le isole dell'arcipelago sono ben visibili: la Gorgona, la Capraia, l'Elba e pure la Corsica. Consumiamo il pranzo sulle pietre del poggio Pelato e quindi torniamo a Castiglioncello per la stessa strada. Il mirto ha le bacche ben mature e alcuni di noi fanno incetta delle medesime al fine di preparare un liquore che speriamo ci facciano poi assaggiare(...)J La giornata si conclude con una breve passeggiata sulla spiaggetta di Castiglioncello dove abbiamo incontrato persone con la giacca a vento e altre in costume...(vedasi foto). Infine un bel gelato. Percorsi circa 14 km. D+501m D-516m.
11 DICEMBRE 2016 - TREKKING NATALIZIO
A PERUGIA
Dopo un sabato di bel tempo e un lunedì altrettanto bello, una domenica grigia ha purtroppo fatto da cornice a questo nostro ultimo trekking in programma nel 2016. Per fortuna almeno non è piovuto... Partiamo in bus in orario e parcheggiamo a Pian di Massiano, dove prendiamo il "Minimetrò", un moderno sistema di trasporto automatico su rotaia con trazione a fune che ci porta fin nel centro storico di Perugia con circa 4 km di tragitto. E' stata per (quasi) tutti noi una esperienza davvero nuova e curiosa. Dalla stazione di arrivo (Pincetto) partiamo dunque per il nostro trekking urbano. Ingresso nella parte storica da Porta Marzia e seguendo un percorso sotterraneo contornato da una miriade di piccoli negozi e bancarelle natalizie e non, giungiamo velocemente nel Corso Vannucci, via principale di Perugia. Alle 11 ci attendono le guide alla Cattedrale di San Lorenzo per la interessante visita ai sotterranei della medesima. Il percorso archeologico testimonia come l'insieme degli edifici attuali si sovrappone alla città etrusca e romana e alla cittadella medievale. Successivamente giungiamo, attraverso la Via dell'Acquedotto, alla Porta S.Angelo con attiguo Tempio di San Michele Arcangelo, ottimamente conservato. Consumiamo il pranzo nel prato antistante; alcuni si "imboscano" nel vicino Winebar "Il Tempio", altri in un ristorante. Ci ritroviamo comunque tutti nei pressi dell'Arco Etrusco, una porta monumentale delle poderose mura etrusche, realizzata nel III sec. a.C. Saliamo gli scaloni (270) antichi di Porta Sole e facciamo una breve sosta alla Cappella di S.Severo, dove all'interno vediamo l'affresco "La Trinità" di Raffaello. Ciliegina finale una visita allo spettacolare Pozzo Etrusco (III sec. a.C.) che è all'interno di un palazzo. Siamo scesi tramite una scala in mattoni fino a una certa profondità. Il pozzo era una grande riserva d'acqua, ha una profondità di circa 35 m. e largo 5,60 m. nella parte iniziale per poi restringersi a 3 m. di diametro. Sono quasi le 16, il tempo di rientrare a casa si avvicina e, dopo esserci concessi una mezzora di "libera uscita" per i caffè, le cioccolate, e eventuali acquisti natalizi, ripercorriamo il Corso Vannucci fino al Belvedere e successivo ritorno al Pincetto e al Minimetrò. Non prima , però, di aver fatto un breve salto in Via del Forno, uno storico vicolo dove, sul retro di Palazzo Capocci, vi è una splendida scala (vedere le foto). Nel complesso abbiamo fatto un (purtroppo) veloce assaggio di Perugia, una città forse non molto frequentata ma densa di storicità, tradizioni e tanto altro e che merita senz'altro una visita più approfondita.
FOTO percorso video di Sergio: https://www.youtube.com/watch?v=05BgZ_6xI_s
26 DICEMBRE 2016 -
ANELLO DI TOIANO e COLLELUNGO (fuori programma)
Giusto per smaltire il pranzo natalizio abbiamo pensato di effettuare un "tranquillo" percorso sulle nostre colline. In 18 hanno risposto all'appello (per così dire...), nonostante una fitta e non prevista nebbia che ci ha accompagnato fin dopo il pranzo. Lasciamo le auto nei pressi del bivio per Toiano (sulla strada Montefoscoli-Palaia); dopo poco viriamo a destra scendendo nella vallata, attraversiamo un piccolo rio e risaliamo verso il paese abbandonato di Toiano. Fa sempre un certo effetto arrivare in questo antico borgo, ormai pressoché disabitato, con le sue case cadenti. Anche quest'anno diverse persone hanno portato piccoli oggetti che simboleggiano il Natale, forse per dare l'impressione che Toiano sia ancora vivo. Consumiamo un veloce pasto in un'area pic-nic posta poco dopo l'uscita del paese. Quindi visitiamo Toiano Vecchia, poi una veloce incursione nella proprietà della Villa Lena, e successiva "puntatina" al borgo di Collelungo. Nel tragitto ci soffermiamo anche al cippo che ricorda l'omicidio di Elvira Orlandini, la "bella Elvira", avvenuto nel 1947 e il cui colpevole non è mai stato trovato. Ritorno al punto di partenza per strada asfaltata. Percorsi circa 13,5 km.
FOTO percorso video di Sergio: https://www.youtube.com/watch?v=G0419ZSdeuw