DIARIO ESCURSIONI 2017
8 GENNAIO 2017 - DALLA
BUFALINA AL BURLAMACCA (Torre del Lago-Viareggio)
Un’altra
alba fredda in questo Gennaio finalmente degno di tale nome. Fa meno freddo
delle mattine precedenti ma le pozzanghere ghiacciate che troviamo a Torre del
Lago ci fanno capire che non siamo sopra gli 0° gradi, in più il cielo è
coperto. Ci ritroviamo in 15 tutti convinti che saremo stati più numerosi, ma
indubitabilmente il freddo avrà consigliato a tanti di starsene al caldo. Tutti
con berretto e guanti ci incamminiamo verso il ponte mediano della Bufalina
dirigendoci verso la Cappellina di Padre Pio che sorge nel fitto della macchia.
La Cappellina non è tanto piccola ed è completamente costruita in legno,
spartana ma funzionale e con un contorno di verde molto curato e decoroso.
Mentre percorriamo il corso della Bufalina verso la foce, notiamo che tutto il
fosso, nonostante l’acqua leggermente salmastra è una lastra di ghiaccio.
Arriviamo al mare, dove la Bufalina non sfonda l’arenile ma forma uno slargo che
conferisce alla zona un tocco esotico. Camminiamo a pochi centimetri dal mare,
dove la rena è più dura e compatta ed è una bella sensazione nonostante non ci
sia il sole a ravvivare i colori. Dopo circa 2 chilometri abbiamo lasciato la
battigia per percorrere il sentiero retrodunale, che si sviluppa parallelo alla
costa in una zona che alterna radure, specchi d’acqua palustre e bosco.
Arriviamo a Viareggio nella zona di Viale Europa, area dedicata alla bella
stagione (numerosi stabilimenti balneari) dove sorgono alcuni ristoranti che,
data l’ora, sono ricchi di avventori, Arriviamo al molo della darsena e con
l’ausilio di una scaletta, saliamo sul
muro della diga foranea percorrendo questo tratto sferzati però da un
vento gelido che spira da terra. Arriviamo al semaforo verde che, con l’altro
rosso, posto oltre il bacino dove sfocia il Burlamacca, sono i segnalatori
dell’entrata del porto di Viareggio. Fa freddo e salutati alcuni eroici
pescatori, sprezzanti del freddo, i quali ci suggeriscono una “dritta” per
tornare indietro senza essere esposti al vento gelido, torniamo verso la pineta
per mangiare. Trovato un luogo adatto, mangiamo e ripartiamo all’interno della
Macchia Lucchese, percorrendo il Vialone del Balipedio. Dopo 2 chilometri dritti
dritti, incontriamo l’inizio del percorso botanico, fatto di camminamenti e
ponticelli che scavalcano antiche lame d’acqua che, nella stagione umida,
diventano veri e propri laghi. Superata Villa Borbone, percorriamo il Viale dei
Tigli nel tratto lato mare, formato da una grande pista per pedoni e ciclisti,
molto bella e nell’occasione piacevolmente deserta. Arriviamo a Torre del Lago
in leggero anticipo per niente stanchi, appena riscaldati e un un po'
dispiaciuti per il sole che soltanto nell’ora tarda decideva di uscire. Percorsi
quasi 18 km.(P.M.)
FOTO percorso (visualizzabile con Google Earth)
29 GENNAIO 2017 - LA VIA
SALAIOLA VOLTERRANA
Mattinata fredda ma serena e senza vento,
annunciatrice di una giornata meteorologicamente perfetta. Ci ritroviamo a La
Sterza da Pasquino in 24 partecipanti, e ci dirigiamo verso la località di Prato
d’Era, più precisamente Pian dei Gelsi, dove utilizziamo il parcheggio già
conosciuto in una precedente uscita. Iniziamo il cammino riscaldandoci subito
con la breve salita dei Poderi Maiano e Ciglieri, compensati da un bellissimo
panorama fatto di dolci colline senza alberi, colori intensi e assoluta
tranquillità. Finito il bellissimo segmento di cresta collinare, abbordiamo la
strada bianca per Cozzano sulla quale incontriamo altri casolari, alcuni dei
quali presentano elegantissime costruzioni in pietra, quasi sicuramente adibite
ad agriturismo. Arriviamo alla Villa di Cozzano con l’attiguo Podere S.Biagio e
la superiamo utilizzando una stradina parallela perché notiamo la presenza di
numerose auto ed ospiti nella residenza. Da qui in poi un bel sole quasi
primaverile ci ha riscaldato la pelle del viso reduce da un freddo gennaio. Una
leggera discesa ci ha permesso di raggiungere il Podere Sburleo e
l’incrocio della Madonnina (questo è un tratto della strada Salaiola, che
qui lasceremo per poi riprenderla più avanti). Iniziamo un breve tratto di
salita per il Podere Canestricci, sempre con un bel sole e grandi panorami.
Superato Canestricci, perveniamo al punto più alto della giornata in
corrispondenza del Podere Casa al Rosso a 400 metri di altezza. Pausa pranzo
baciati da un bellissimo sole, scusate il ripetermi ma oggi è lui l’eroe.
Riprendiamo il percorso in leggera discesa, intravedendo già a distanza il
complesso della Chiesa della Nera. La Chiesa della Nera è sempre un luogo
suggestivo e anche se pare in perenne stato di restauro, emana un fascino
particolare e mistico. Superata la Fonte del Latte ed intercettato lo stradello
per il Podere Uliveto, giriamo a destra
in direzione del Podere Casanova in leggera discesa. Attraversato il
Torrente Strollino, torniamo nuovamente sulla Salaiola prendendo la direzione
per Volterra. Arriviamo al Podere di Sant’Ottaviano, formato da un gruppetto di
case sulle quali domina la Chiesa di Sant’Ottaviano in Collina, recentemente
restaurata dalla curia volterrana. Notiamo le epigrafi poste sulla fronte del
portone che non decifriamo ma che sappiamo ancora in corso di studio da parte
dei ricercatori. Interessante sosta alla vicina porcilaia dove numerosi giovani
porcellini ci hanno salutato con un bel grugnito (tra l’altro tenuti molto bene,
cosa insolita per i maiali…). Il percorso sulla Salaiola è proseguito il leggera
discesa e sempre con la città di Volterra che ci delimita la linea del cielo.
Poco dopo, abbiamo abbandonato la Salaiola prendendo una sterratina che ha
percorso la cresta collinare che ci ha accompagnati fino al Podere Sant’Adriana
e di li a poco, abbiamo raggiunto le auto. Percorsi circa 16,5 km abbronzatura
compresa…
FOTO percorso (visualizzabile con Google Earth)
12 FEBBRAIO 2017 - IL
BALCONE DELLA VITALBA
Bella
giornata…, per tanti motivi…, siamo vicini, il tempo è quasi ok e si avverte nel
gruppo leggerezza e serenità. Lasciate le auto poco dopo il ponte sullo Sterza,
iniziamo la salita per il Podere Strido, tra l’altro assai dura e ripida. Siamo
in 24, con alcuni rientri dell’ultimo minuto e procediamo allungati ma sempre a
vista. Verso i 400 metri di quota, la salita si trasforma in piacevole piano e
raggiunto il Podere Strido; veniamo accolti dal un coro di latrati inscenato da
una quindicina di cani di grossa taglia, perlopiù maremmani, che sorvegliano il
Podere e probabilmente la grande ed ordinata azienda agricola che vediamo oltre
le recinzioni. Adesso la vallata dello Sterza appare in tutta la sua bellezza,
punteggiata da greggi di pecore, cavalli ed oche, che deambulano in libertà su
tutta la testata della valle. Giungiamo al mitico Podere Pantano, un tempo nodo
fondamentale per la vallata perché qui terminava la strada ed ogni forma agro
pastorale. Oggi questo grande casale del 1870, sembra nel limbo di un recupero
che però stenta, aggravato dalla dirimpettaia presenza di un enorme caseggiato
in costruzione, dalle forme architettoniche inaccettabili e brutte…, demenza e
deriva di ingiuste valorizzazioni…! Bivio a destra e piccolo tratto di discesa
verso lo Sterza che attraversiamo su di un piccolo ponte, apprezzando la qualità
e la portata dignitosa del torrente. Adesso inizia la leggera e costante salita
sul versante sud orientale della Vitalba. Mentre saliamo cerchiamo sulla nostra
destra tracce di sentiero che potrebbero permetterci di raggiungere il Masso di
Montalone, che avevamo visto dal Podere Strido, alto e fiero, stagliarsi sopra
il bosco. Inutilmente…, nessuna traccia. Abbandoniamo definitivamente questa
idea concentrandoci sulla salita che è modesta, ma che costantemente si avvolge
nel bosco alla conquista della sommità della Vitalba. Incontriamo le prime pale
e non vediamo l’ora di arrivare al top, anche perché la fame inizia a farsi
sentire. Arriviamo in cima, per fortuna non c’è vento e prima di mangiare
ammiriamo il panorama verso le isole che viene un po' penalizzato dalla foschia.
Comunque la vista è maestosa e importante. La Vitalba è colonizzata da antenne,
parabole e pale eoliche e nonostante questa tecnologia invasiva, rappresenta
sempre un rilievo molto importante per le sue linee, per la sua morfologia e per
le sue grandi dimensioni. Inizia la discesa lungo una dolce cresta puntellata da
grandissime pale che rendono veramente “strano” il contesto. La discesa diventa
poi ripidissima, sconnessa ma fortunatamente dura poco perché intercettiamo poco
dopo il vecchio stradello delle Gusciane. Infatti poco dopo giungiamo ai ruderi
del Podere delle Gusciane, un tempo luogo importante per le sorgenti dello
Sterza e per un microcosmo agro pastorale che qui trovava dimensione e dignità.
Dopo un tratto di discesa estremamente ripido, guado sullo Sterza e tratto di
sentiero posto all’interno di un fitto bosco. Giunti nuovamente al Podere
Pantano, siamo rientrati verso valle per riprendere le auto. Percorsi 16 km con
un dislivello di oltre 600 metri. Abbiamo concluso la giornata con una visita al
nostro grande Carlino al quale dedichiamo un abbraccio e tutto il nostro
affetto. (P.M.)
26 FEBBRAIO 2017 - MONTEMARCELLO,
LERICI, TELLARO
Splendida
giornata…., fredda nelle prime ore, ma radiosa nell’incidere delle successive.
Nulla a che vedere con la pioggia di venerdì ed il grecale di sabato; è in
sostanza una domenica perfetta. Per un appuntamento così invitante al parcheggio
di Montemarcello ci ritroviamo in 36 con molta voglia di camminare, vedere e
fotografare. Dopo una rapida visita
al borgo, iniziamo il sentiero 433 per Lerici, ottimamente segnato, scendendo
nel bosco di Lizzano. Questo percorso si snoda tra muretti a secco ed il
selciato è lastricato e passa dal bosco alla cresta panoramica la quale offre
l’intera vista del “Golfo dei Poeti”. Questo percorso oggi è battuto da
moltissimi escursionisti ma nei secoli passati era percorso dai soldati della
Repubblica Pisana, dai Genovesi, dai Mori nelle loro incursioni, dalle Guardie
Reali, dalla Wehrmacht, tanto per ribadire che gli orizzonti di pace di oggi, un
tempo erano tutt’altro. Numerose piazzole a picco sulla scogliera ci offrono un
magnifico scenario e fermarsi per una foto è quasi un obbligo. Superata l’erta
dello Zanego, iniziamo una leggera discesa verso il bivio per Tellaro, giunti
nei pressi del quale, teniamo ancora il sentiero 433 per Lerici, che procede
adesso in falsopiano tra oliveti e piccoli appezzamenti. Sulla nostra sinistra
un bellissimo sole illumina Portovenere con Palmaria e Tino, suoi quieti
dirimpettai. Poco sotto la località Serra, inizia la discesa verso Lerici
seguendo la costa Valestieri. Troviamo quasi subito la strada per Tellaro che
attraversiamo continuando la nostra calata in un bel carrugio, arricchito da
portali e antiche cancellate. Arriviamo al porticciolo di Lerici e qui ci
accomodiamo per mangiare in un pieno e piacevole sole. Segue subito dopo caffè,
gelato della Papavera e galleria sottocastello per una vista sulla Baia di
Lerici. Ripartiamo subito in salita con numerose scalinate che si arrampicano
vicino al Castello, che ci aiuteranno a raggiungere la strada per Tellaro dalla
quale si hanno ottime viste sulle calette del promontorio. Tellaro merita sempre
una visita perché è uno dei borghi più belli della Liguria, è pulito ed è molto
romantico. Dopo aver visitato il piccolo borgo
e consapevoli della salita di 250 metri che ci attendeva, ci siamo messi
l’anima in pace affrontando l’ineludibile dazio. In questo frangente il gruppo
si è sfilacciato in tre tronconi
che, percorrendo delle piccole varianti di tragitto (quella di Punta Corvo e
quella dei “tubi”) è riuscito a ricompattarsi nelle vicinanze della località
Gruzza, percorrendo l’ultimo segmento per Montemarcello tutti insieme. Splendida
giornata e ottima compagnia. Percorsi circa 16,5 km.
12 MARZO 2017 -
MONTE OLIVETO MAGGIORE, CHIUSURE, SAN GIOVANNI D'ASSO
In questa stupenda giornata ancora invernale dal punto di vista meteorologico,
ma decisamente primaverile, torniamo dopo tanti anni nei nostri fantastici
paesaggi del senese, con la guida dell'amico Giovanni Corrieri. Siamo in 26 (partiti in tempi diversi) e ci ritroviamo nei
pressi dell'Abbazia di Monteoliveto, dove lasciamo le auto. Percorriamo circa
500 metri di asfalto per poi immettersi in piccolo sentiero che ci porta nel
grazioso borgo di Chiusure.Il borgo di Chiusure sorse intorno ad un'antica
chiesa denominata Sant'Angelo in
Luco, già esistente nell'VIII
secolo quando fu oggetto di
contesa fra i vescovi di Siena e
di Arezzo,
ricadendo poi sotto la giurisdizione di quest'ultimo.
La nobile famiglia
Tolomei di Siena aveva
vari possedimenti nei dintorni di Chiusure. Nel 1313, Bernardo
Tolomei si ritirò per
condurre una vita eremitica in una sua proprietà nel deserto
di Accona non lontana da
Chiusure e lì fondò, nel 1319,
la Congregazione
Olivetana. Nel 1333 Antonio
di Meo Tolomei acquistò il
borgo di Chiusure cedendo poi al popolo i terreni e le abitazioni. Nel XIV
secolo la chiesa di
Sant'Angelo in Luco, mutando il suo nome in San
Michele in Luco, venne affidata alla vicina abbazia
di Monte Oliveto Maggiore insieme
alla quale, nel 1462,
entrò a far parte della Diocesi
di Pienza.
Dalla sommità del paese si gode un immenso panorama che spazia da Siena a
Radicofani, al M. Amiata ecc.
Dopo una breve visita ci dirigiamo verso San Giovanni d'Asso, seconda mèta del
nostro giro. Continui saliscendi, panorami mozzafiato sulle "crete" e sulle
dolci colline che si stendono a perdita d'occhio. Arriviamo a San Giovanni
d'Asso per l'ora di pranzo, consumato davanti alla pieve e al Castello, sotto un
tiepido sole. Visitiamo quindi la deliziosa chiesetta di San Pietro in Villore,
la cui origine risale al 7° secolo D.C.
Il nostro trekking prosegue percorrendo un anello per tornare verso Chiusure. Da
qui scendiamo nella valle sottostante e risaliamo per giungere infine
all'Abbazia. Questa fu fondata nel 1313 dai monaci olivetani, seguaci
dell'ordine dei benedettini. Una breve visita, vista l'ora un po' tarda,
conclude questa ulteriore bellissima escursione. Un grazie ancora a Giovanni. Percorsi circa 16,5 km.
FOTO percorso video di Sergio: https://www.youtube.com/watch?v=ZwXUdqHdM0E&feature=share
19 MARZO 2017 - SULLE COLLINE DI FAUGLIA E LORENZANA (fuori
programma)
Escursione
fuori calendario, già programmata e rinviata per il maltempo e finalmente
portata a compimento. La stagione non è delle migliori…, non piove certo, ma una
estesa copertura di strati ed una caligine che offusca le distanze, ingrigiscono
i profili delle colline, ma in compenso la temperatura è tiepidissima. Siamo in
31 ed in buon ordine raggiungiamo Acciaiolo. Oltrepassata la vecchia e malandata
stazione ferroviaria di Fauglia/Lorenzana, abbiamo iniziato la salita su
sterrata alla volta di Luciana iniziando ad alleggerirci di pile, giacche e
camicie. Superato il piccolo borgo, abbiamo percorso tutto il tratto di costa
collinare per raggiungere la ex fattoria ed ex castello di Santo Regolo. Qui
sono state commentate alcune notizie storiche sulle antiche battaglie qui
combattute tra Pisa e Firenze, integrate da altre notizie riguardanti la
fattoria da parte della proprietaria del ristorante Olivorosso che qui fa
servizio di ristoro. Dopo, discesa verso la valle di Malacoda e superamento
della ferrovia Pisa-Vada. Oltrepassata un’altra costa collinare ed il solitario
vallone del Rio Casone, abbiamo percorso con un bel sentiero la zona di Vallitri
arrivando al culmine di una collina dalla quale, con un altro “mangia e bevi”,
abbiamo raggiunto finalmente Lorenzana dove Fabrizio, conduttore e organizzatore
di questa uscita, aveva previsto la pausa pranzo. Ci siamo sistemati sul sagrato
e sugli scaloni della Chiesa, godendo anche di un grande panorama sui monti
livornesi riscaldati anche da un sole quasi caldo. Dopo il rito del caffè
abbiamo iniziato la discesa attraverso un bel sentiero tra ulivi ed alberi da
frutto. Altra piccola salita lungo un ombroso percorso alla volta di Tremoleto
dove abbiamo fatto una piccola sosta approfittando anche di una piccola fonte
per rinfrescarci e fare rifornimento. Arrivati a Roncione, ci aspettava Stefano
Busti, proprietario del caseificio omonimo, il quale ci ha fatto visitare le
grotte di stagionamento dei suoi formaggi, poste proprio sotto la Villa del
Conte Miari Fulcis de Franceschi. Queste
antiche grotte altro non erano che le cantine della villa e sono datate fine
1700, ed offrono la bellezza e la raffinatezza architettonica della commistione
tra laterizi e marne ricche di conchiglie marine. Qui vengono stagionati i
formaggi, qui trovano un habitat perfetto con un microclima che permette la
giusta formazione delle muffe. Il percorso è proseguito con un tratto piacevole
in un ambiente agricolo con ottimi scorci verso le vallate sottostanti. Piccola
deviazione per vedere gli antichi lavatoi(Fonte dei Portonari), recentemente
restaurati ed entrata in Fauglia dove abbiamo assalito letteralmente il gelataio
della piazza centrale di San Lorenzo. Dopo la scorpacciata ai vari e stravaganti
gusti, tra l’altro molto buoni, ultima discesa verso il Rio Tavola con un comodo
stradello ed ultimo chilometro di asfalto per arrivare ad Acciaiolo. Qui ci
aspettava nuovamente Stefano Busti per portarci all’interno del caseificio per
una visita. Indossate le scarpette da ospedale per non sporcare gli ambienti, si
è aperto un mondo a noi sconosciuto, fatto di antichi gesti integrati da un
hi-tech all’avanguardia. Qui abbiamo visto stoccaggio di migliaia di forme di
tutte le dimensioni e colori, la loro integrazione con altri sapori (pistacchi,
noci, fondente extra, vari tipi di pepe, curcuma), abbiamo visto dove e come
viene prodotta la ricotta. Ci ha colpito l’estrema pulizia e la grande
tecnologia applicata in questo caseificio. Dopo siamo stati invitati alla
degustazione di vari formaggi ed affini ed abbiamo salutato Stefano
ringraziandolo per la sua gentilezza. Abbiamo concluso la serata comprando
ricotta, formaggi vari e yogurt tornado a casa molto soddisfatti per questa
bella giornata. Un grazie a Fabrizio per la pianificazione della giornata e per
il bel percorso che ci ha fatto conoscere. Percorsi oltre 18 km.(P.M.)
Dopo un Sabato altalenante tra
scirocco, pioggia e vento, la domenica si è presentata variabile, con nuvoloni
torreggianti e un deciso calo termico. Siamo in 22 ed alla spicciolata ci siamo
ritrovati al parcheggio superiore di Sillico, da dove si ha una vista magnifica
sulle Apuane ancora parzialmente innevate e sulla Garfagnana. Intanto refole di
vento freddo ci regalavano scorci invernali. Abbiamo percorso le stradine del
borgo fino al “balcone” antistante la Chiesa di San Lorenzo, dove ci aspettava
Mauro, il responsabile del museo di Sillico, per introdurci alla visita del
bellissimo palazzo Carli, dove appunto è stato allestito questo museo. Gli
ambienti, eleganti e sobri, offrono numerose curiosità, come per esempio vecchie
radio, grammofoni, ottoni e i tantissimi orologi a muro, tutti rigorosamente
funzionanti come anche il vecchio orologio a pendolo di fine 1600. Dopo alla
visita della Chiesa di san Lorenzo del 1100, abbiamo salutato Mauro
ringraziandolo per la cortesia e per la visita, iniziando il percorso per
l’Eremo di Capraia. Il vecchio sentiero per l’Eremo è stato recentemente
ripulito e completamente recuperato, permettendo un collegamento pedestre tra
Sillico, Capraia ed il suo Eremo. Superati i due canaloni sottostanti alcuni
roccioni, tra cui lo Sperone 851, siamo giunti in una zona meno acclive,
incontrando alcuni seccatoi di castagne. Percorrendo una sorta di coclea, siamo
giunti all’Eremo che purtroppo era chiuso in quanto il prete, che qui vive, era
a dir messa a San Pellegrino in Alpe. Dopo una visita intorno all’Eremo ci siamo
sistemati per il pranzo notando che il tempo sembrava cambiare. Infatti abbiamo
visto avvicinarsi dei nuvoloni neri che stavano recando, verso le Apuane,
pioggia e neve. Intanto il freddo si era intensificato cosi come il vento. Ci
siamo velocemente preparati per ripartire, mettendo a portata di
mano ombrellini, mantelle e k-way. Abbiamo superato
la vecchia scuola di Capraia e abbiamo scambiato due parole con una signora che
è una delle 17 persone che abitano Capraia, fatta di un piccolo nucleo e di case
sparse. Abbiamo raggiunto Capraia Borgo, minuscolo e grazioso agglomerato di
case in pietra coordinate da un bellissimo vialino in pietre di fiume, abbiamo
scattato alcune e foto e constatato che le nuvole minacciose si erano spostate
verso sud. Proseguendo l’itinerario, adesso sulla stradina asfaltata Sillico –
Capraia, siamo arrivati alla piccola deviazione che ci ha portato allo Sperone
851, dove, con un po' di cautela, ci siamo affacciati dal grande balcone
panoramico per scattare foto e godere del panorama. Il percorso è poi proseguito
tranquillo valicando il Colle del Campaccio e percorrendo il sentiero articolato
in una grande castagneta che ci ha ricondotto a Sillico. (P.M.)
FOTO
percorso (visualizzabile con Google Earth)
video di Sergio:
https://www.youtube.com/watch?v=loZJ0YZZQM4
9 APRILE 2017
- VIA DEL VOLTO SANTO ** DA PIAZZA AL SERCHIO(San Michele) A
CASTELNUOVO GARFAGNANA
In una bella e assolata giornata primaverile percorriamo questa "tappa" della Via del Volto Santo, che da Pontremoli giunge fino a Lucca. Siamo in 20 ( numero perfetto...) e, dopo aver lasciato le auto alla Stazione FF.SS. di Castelnuovo, prendiamo il treno delle 9,32 che ci porta a Piazza al Serchio, dove inizia il nostro trekking. Siamo in Alta Garfagnana. Percorriamo circa 900 metri per giungere al borgo di San Michele. L'antichissimo ponte in pietra ad un solo arco fu costruito dai Nobili Spinetta feudatari del castello, questo rappresenta un passaggio obbligato per superare il fiume dell'Acqua Bianca. Immancabile foto del gruppo e quindi continuiamo su un sentiero non segnalato fino a Piazza al Serchio. Da qui fino a Castelnuovo è un susseguirsi di panorami stupendi sulle Alpi Apuane, di cui notiamo bene il M. Pisanino, il Cavallo, la Tambura e così via fino alla Pania della Croce. Residui anche abbondanti di neve danno un tocco di colore all'azzurro dei monti. Una stupenda fioritura di ciliegi, meli, magnolie, iris, narcisi e numerosissimi fiori di campo con il loro profumo accompagna il nostro itinere. E' la primavera che si mostra in tutta la sua forza, stimolata da un caldo in effetti un po' precoce. In successione incontriamo vari borghi, deliziosi nel loro silenzio medievale (peraltro con molti edifici ben ristrutturati). San Donnino, paese dedicato a uno dei santi protettori dei pellegrini e dei viandanti. Da qui inizia il tratto più duro del nostro itinerario, attraversiamo un bel bosco fino a Verrucole, già da lontano scorgiamo la possente fortezza sopra il paese. Arrivati a Verrucole decidiamo di pranzare sulla piazzetta della chiesa di San Lorenzo Martire. Riprendiamo il cammino in discesa e attraversiamo tutta la Selva del Buffardello fino a San Romano di Garfagnana. Il borgo fu un insediamento ligure nel primo millennio a.C. (necropoli di San Romano), nel medioevo fu della famiglia dei Gherardinghi, poi della Repubblica Lucchese e quindi degli Estensi. Il paese meriterebbe una visita più accurata, ma la strada da percorrere è ancora tanta. Raggiungiamo il paese di Sillicagnana e più avanti l'Oratorio del Santissimo Crocifisso. Ora il sentiero è in discesa, attraversiamo la valle fino al borgo di Sambuca. Questo nucleo storico conserva intatte architetture romaniche e rinascimentali. Il cammino continua verso la nostra meta, il prossimo borgo che raggiungiamo è Villetta e poi Pontecosi con l'omonimo lago. Una piccola e doverosa sosta e poi via dritti verso la mèta, la stazione di Castelnuovo. Percorsi oltre 19 km.
FOTO
percorso (visibile con Google Earth) video di
Sergio: https://youtu.be/34m-al6aXPs
25 APRILE 2017 - LE COLLINE LUCCHESI DI MARLIA
Ci ritroviamo ,alla spicciolata, presso il parcheggio della casa della Salute di Marlia. Siamo in 42 ,un buon numero da gestire, ci incamminiamo verso il sentiero N. 11 che segue il muro di cinta della villa Reale e ci porta in poco tempo a ridosso della villa La Badiola. Dobbiamo ammirare la villa dal cancello esterno, ma ci possiamo contentare, è sempre una bella vista; andiamo avanti verso Corte Luperini per poi lasciare il sentiero N 11 andando alla località "Caipira" in cerca del sentiero N 12 per Valgiano.Trovato il sentiero iniziamo la salita verso le case di "mofano"; la strada è in salita ma oliveti e vigneti ci accompagnano insieme a fiori spontanei e dolci profumi di acacie in fiore. Guardando verso valle si vede tutta la piana di Lucca e la città, dolci colline piene di colori verdi e casolari in pietra. Il sentiero ci porta sulla strada accanto a villa Vidau che ammiriamo; proseguendo verso Valgiano incontriamo l'antichissima chiesa di San Quirico di una semplicità estrema con le sue pietre grezze e decorazioni a archetti. Sosta per il pranzo presso la vicina chiesa di Valgiano; dopo il veloce spuntino caffè al ristorante da GIOMO e visita al piccolo borgo. Ripreso il cammino per Matraia lungo la variante alla via Francigena ci fermiamo a villa Fanucci, oggi delle suore Zitine, dove una suora ci fa vedere la piccola cappellina interna con soffitto affrescato e arredata con panche di legno bellissime. Arrivo al paese, breve sosta e visita alla chiesa, poi, ritrovato il sentiero N 11 che scende veloce verso Marlia fra ulivi e vigneti, ci incamminiamo verso il parcheggio per chiudere il percorso ritrovando le ns macchine alla casa della Salute. Percorsi circa 14 chilometri, un poco stanchi ma felici. (Piero)
FOTO
30 APRILE 2017 -
MORADUCCIO, CASTIGLIONCELLO E CASCATE DEL RIO CANAGLIA (Appennino
Tosco-romagnolo)
Marlia 42, Moraduccio 8. Questi 2 dati rappresentano i partecipanti alle ultime due escursioni. Il ponte del primo maggio o la paventata maggiore difficoltà dell'escursione odierna hanno forse fatto desistere molti dal parteciparvi. Col senno di poi dobbiamo dire che in effetti se eravamo in molti ci sarebbe stato qualche problemino soprattutto nei tempi in quanto il percorso presenta alcune piccole difficoltà che avrebbero però rallentato il gruppo. Comunque una splendida giornata ci fa da cornice in questi (un po' lontani) bellissimi posti del nostro Appennino. Siamo al confine tra la Toscana e l'Emilia Romagna. Lasciamo le auto al piccolo parcheggio davanti all'unico bar-ristorante di Moraduccio e, dopo essere scesi un poco fino al ponte sul Santerno, iniziamo la lenta e faticosa salita che, da 250, ci porterà a 725 metri. La primavera si manifesta in tutto il suo splendore, tutti gli alberi si sono ricoperti di foglie, il marrone dell'inverno ha lasciato il posto alle varie tonalità di verde; fioriture di vario genere ricoprono i prati, si respira una fresca aria primaverile. Anche il sudore purtroppo si fa sentire e talvolta spira un venticello fresco. Dopo un ampio giro tra boschi di querce, ontani e castagni giungiamo al piccolo borgo di S.Andrea dove consumiamo il pranzo. Incontriamo dopo poco un punto un po' critico in quanto dobbiamo percorrere un piccolo tratto attrezzato con cavo di acciaio e sporgente su un precipizio. Tutto ok e l'ultima interessante fermata la facciamo al borgo fantasma di Castiglioncello, la cui origine risale al secolo IX, ma abbandonato negli anni '50. Camminare tra queste mura cadenti fa un certo effetto. Poi giri l'angolo e ti accorgi che il passato è inesorabilmente impresso su quei sassi che per tanti anni hanno dato rifugio e certezza agli uomini che vi hanno abitato. Dopo le foto di rito siamo ridiscesi a valle fermandoci per una piacevole sosta sul Santerno, davanti alle cascate del Rio dei Briganti (o Rio Canaglia come abbiamo visto scritto su un cartello turistico). Percorso di circa 12 km.
14 MAGGIO 2017 - TREKKING
NEL TORRENTE ADIO A MICCIANO
Nei giorni
scorsi i post messi sulla pagina FB del Rifugio trekking probabilmente hanno
svolto un effetto “diradante” sulle persone che forse avrebbero voluto
partecipare a questa uscita.
Infatti ci
siamo ritrovati da Pasquino in un manipolo di 9 escursionisti. Giunti a Micciano,
per la Val di Trossa, via Ponteginori, ci siamo posteggiati nei pressi del
piccolo cimitero arroccato su di una rupe sovrastante la Valle dell’Adio proprio
davanti al borgo gemello di Libbiano. Abbiamo fatto una visita al minuscolo
borgo notando le splendide fioriture di numerose piante grasse che corredavano
la stradina per la Chiesa. In breve siamo giunti all’Aietta, poche case
coloniche che precedono la ripida discesa
verso il torrente Adio tramite un sentiero abbastanza comodo e largo. Poi
la pendenza è diventata molto ripida, comunque raggiungiamo il torrente
facilmente, notando la buona portata, nonostante la scarsità di precipitazioni
recenti. Leggera salita fino ad una bella radura dove, vicino ad un campo di
sulla, troviamo un rudere ed un bel fontanile in pietra ricco d’acqua
zampillante. Poco sopra notiamo un bellissimo cascinale ristrutturato, posto in
un contesto che ricorda l’Arcadia, o qualcosa di simile. Intanto sulla costa
opposta compare la rupe del piccolo cimitero e Micciano, baciati dal sole e
sovrastati da belle nuvole. Raggiungiamo la Zolfara, annunciata dall’odore e da
un ripidissimo tratto che la precede. Da qui tutto cambia ed i post messi nei
giorni passati, si riveleranno quanto mai giusti. Fatti alcuni autoscatti,
vediamo che la traccia va trovata in un terreno ostico, ripido, che affonda gli
scoscesi costoni nel Fosso Cupo. La ricerca di un passaggio conforme alla
traccia satellitare che abbiamo, diventa una prova molto difficile. Cenge
di sassi sfatti e dirupi, rendono il tutto adrenalinico. Superato un delicato
traverso, con l’aiuto reciproco e con la freddezza del caso, scendiamo un
ripidissimo tratto che precede il letto del Fosso Cupo costituito esclusivamente
da rocce di riolite (sicure e dall’ottimo grip). Il luogo è splendido e
decidiamo di fare la sosta pranzo. Velocemente riprendiamo il cammino trovando
un senso tra traccia satellitare e i salti rocciosi che regalano tonfi e
marmitte scavate dall’acqua. Qui troviamo i “tre conchini” del Fosso Cupo, che
altro non sono che tre pozze d’acqua smeraldina concatenate tra loro. Arrivati
alla confluenza tra il Fosso Cupo e l’Adio, risaliamo quest’ultimo incontrando
passaggi difficili tra le rocce riolitiche che precedono la cascata dell’Acqua
Alta, alta 10 metri. Fatti alcuni scatti, riprendiamo il percorso cercando ad
ogni passo il passaggio giusto, saltellando o arrampicandosi.
Arrivati ad
un certo punto, una parete verticale da un lato ed un liscione inclinato, ci ha
costretto ad un guado vero e proprio con l’acqua fino al ginocchio, tra l’altro
freddina al punto giusto. Arriviamo al “Pelago a Martello” (due grandi e
smeraldine marmitte) che superiamo con passaggi delicati su roccia, arrivando
finalmente al punto di ritorno, cioè all’imbocco del sentiero per il ritorno in
quota verso Micciano. Nella risalita abbiamo fatto una piccola deviazione per la
visita alla Rocca di Balacaia, ammasso di grandi rocce a picco sulla valle.
Superata la sorgente sulfurea abbiamo raggiunto le case dell’Aietta e la
stradella per Micciano e di li a poco le nostre auto. Una fantastica uscita,
difficile, molto remunerativa in una vallata selvaggia e incontaminata. Una
menzione speciale al gruppo dei 9, alla conduzione, alla collaborazione, alla
coesione. (P.M.)
4 GIUGNO 2017 -
LA RISERVA NATURALE ACQUERINO CANTAGALLO
Oggi
escursione appenninica interamente articolata nella provincia di Prato
all’interno della Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo. Il nostro Virgilio, al
secolo Fabrizio, ha condotto la piccola carovana di auto fino ai 978 metri della
Foce degli Acquiputoli, dove abbiamo posteggiato
iniziando l’escursione. Siamo in 15 e percorriamo la cresta che divide la
piana di Pistoia/Prato dall’alta valle del Fosso delle Barbe, sferzati da un
teso vento da ovest carico di nubi e umidità. Ci
aspettavamo un altra circostanza climatica..., ma così è. Di panorama,
neanche a parlarne, anche sulla vetta del Poggio Alto, corredata di Croce e
bandiera tricolore, nubi basse trasportate dal vento ci precludono qualsiasi
vista, qualsiasi panorama. Intanto notiamo i piccoli cartelli che individuano le
postazioni belliche del '44 recentemente recuperate. Di qui, come su tutto il
nostro crinale appenninico, si sviluppava la Linea Gotica. Scendiamo dalla
cresta raggiungendo la Cascina Il Vespaio, grande struttura recentemente
restaurata. Dopo una breve sosta, abbiamo ripreso il cammino verso la testata
del Fosso delle Barbe, percorrendone le numerose pieghe morfologiche arrivando
fino quasi alla testa sorgiva del fosso. Poco dopo siamo giunti al Cascinale Le
Barbe, circondato da giganteschi faggi e dominato da un bellissimo prato, con
fresca sorgente annessa. Abbiamo trovato numerosi escursionisti che, data l’ora,
hanno fatto come noi sistemandosi sia dentro la struttura che fuori, iniziando a
far lavorare le ganasce. Intanto il sole aveva il sopravvento sulle nubi.
Ripreso il percorso, tra piccoli piani e strappi in salita, il sentiero prende
traccia in una cupa abetaia frutto di quei rimboschimenti innaturali in voga
negli anni post bellici. Al termine di questa, quasi per magia, compare il “faggione
di Luogomano”, autentico patriarca della natura che, nelle sue battaglie per la
sopravvivenza, ha ceduto una parte del suo fusto sotto il peso di una grande
nevicata di due o tre anni fa. La sua forza visiva resta imperiosa ed il lato
del fusto caduto che troneggia ai suoi piedi, ne esalta il proscenio. È stato
bello vederlo, toccare il suo tronco e sentire crescere dentro di noi quel
rispetto doveroso e dovuto. Sarebbe una meravigliosa utopia pensare che il
patriarca ci potesse capire, potesse intendere il nostro pensiero. Il percorso è
continuato in una rigogliosa faggeta dove,
tra vecchie carbonaie e ripidi impluvi con roccioni affioranti, siamo
andati a completare l’anello.
FOTO percorso (visualizzabile con Google Eartth)
17 GIUGNO 2017 - ANELLO DEL MONTE FAETA IN NOTTURNA (Monti Pisani)
Per il
nostro primo trekking serale-notturno si è presentato un pomeriggio infuocato,
infatti nella piana di Pontedera, alle 17.45, il termometro oscilla tra i 36 e i
37 gradi con un vento di tramontana secco ma molto caldo. Siamo in 21 e
fortunatamente vediamo scendere la temperatura, man mano che saliamo le pendici
del Serra. Alla Bisantola notiamo con piacere che la temperatura raggiunge i 27°
con un leggero vento che rimuove ulteriormente l’aria. Il sentiero 02 è per
tutti inedito, ma scopriamo subito che, oltre ad essere largo e ben battuto, è
quasi tutto all’interno di un bosco misto, molto ombroso e che ogni tanto ci fa
intravedere la conca calcesana. Dallo Sperone 615, bellissima prospettiva verso
la torre degli Upezzinghi. Giungiamo a Campo di Croce in perfetta tabella
cronometrica e dopo una rinfrescata affrontiamo la salita della Faeta, non per
la direttissima, ma lungo lo stradello del Verruchino, godendo la vista di un
panorama che diventava sempre più accattivante. Raggiunti gli 830 metri della
Faeta, ci siamo subito sistemati cambiando le maglie letteralmente intrise di
sudore, ci siamo rinfrescati preparandoci per la cena. Abbiamo indugiato non
poco perché il panorama e lo scenario del tramonto offrivano una sana bellezza
meditativa. Non sono servite le parole, ognuno era impegnato a fotografare, a
godersi il momento perduto in una intima riflessione. Passati più prosaicamente
ad incamerare calorie di ogni genere e tendenza, abbiamo dato fondo a torte
salate, torte, biscotti, sbriciolone varie, aprendo 4 bottiglie di vino rosso,
prosecco e spumante. È stato un bellissimo convivio per una ribalta d’autore dai
colori intensi in un clima invidiabile. Il brindisi è avvenuto nell’attimo
fuggente quando il sole è sceso dietro i monti delle Cinqueterre, dopodiché
tutti i profili delle alture hanno assunto tonalità degradanti e i radi cirri si
sono magicamente infuocati. Bellissimi istanti di una serata che ricorderemo
volentieri.
8 OTTOBRE 2017 - LA VIA LAURETANA DA SPELLO AD ASSISI (in pullman)
Mattinata
freddina, anche uggiosa con una copertura nuvolosa nemmeno prevista, ma tutti
gli escursionisti presenti in orario. Il pullman arriva con dieci minuti di
ritardo, ma confidiamo di un recupero strada facendo. A levante notiamo un
bellissimo cielo screziato di nuvole indorate, mentre sulle nostre teste
rimangono nuvoloni compatti e scuri, addirittura nel Valdarno siamo investiti da
sporadici scrosci d’acqua. Ma verso l’Umbria il tempo è buono e se anche
arriviamo a Spello con un leggero ritardo, ci prepariamo tranquillamente alla
scoperta del borgo, iniziando la nostra escursione. Spello è un borgo splendido,
qui il medioevo e dintorni hanno lasciato il meglio e la buona conservazione di
quel che fu, rende tutto più intenso e vero. Entriamo dalla Porta Consolare
difesa dalla Torre del Borgo e percorriamo in salita
la direttrice principale notando la cura che viene data ai terrazzini,
alle finestre ed alle porte. Qui le piante ed i fiori sono una cosa seria
diventando consacrazione ogni Corpus Domini, quando tutto il borgo si incendia
di colori dell’Infiorata. Arriviamo alla Chiesa di San Michele che troviamo
chiusa, ma da un vicolo sbuca un signore che ci dice di aver la possibilità di
aprirci la Chiesa. Detto fatto, entriamo notando lo stile barocco che incombe ma
ci dirigiamo verso il vero tesoro che qui è custodito, cioè la Cappella
Baglioni. Questa contiene un ciclo di affreschi di Pinturicchio di inestimabile
valore e di grande impatto emotivo che hanno come tema le storie di Maria e
l’infanzia di Gesù. La volta a crocera con le Sibille ed il pavimento in vetro
rendono l’ambiente unico.
Riprendiamo il percorso raggiungendo Porta Venere, sormontata dalle Torri
di Properzio, massicce e severe, che incombono sulla piana umbra. Dopo la
terrazza del Belvedere, ancora vicoli eleganti, l’Arco Romano e Santa Maria di
Vallegloria, usciamo da Porta Montanara, andando ad intercettare Via degli
Ulivi. Questa piccola striscia sterrata, si eleva sulla piana per un centinaio
di metri e percorre in forma armoniosa tutte le curve di livello della base del
Monte Subasio, piacevolmente isolata ed immersa in una grandissima uliveta.
Giunti alla Maestà del Mascicone, decidiamo di fare la pausa pranzo,
approfittando delle numerose panchine e dei muretti che circondano la Maestà. Ad
Ovest grande panorama sui Monti Martani e sulla piana del Topino. Dopo pranzo
arriva la salita…, digestiva ed espiativa verso la Fonte Maltempo (inghiottitoio
pieno d’acqua) e lo scollinamento di San Pietro. Dopo l’attraversamento del
Fosso Renara, in vista della rupe dove sorge Casa del Sasso Palombo,
improvvisamente veniamo attaccati da uno sciame di gialloni che “pinzano” 4 dei
nostri, fortunatamente senza gravi conseguenze. L’ultima salita ci porta verso i
470 metri di Satriano, dove ritroviamo l’asfalto. Adesso intravediamo il
Campanile si Santa Chiara di Assisi e in leggera discesa arriviamo in breve alla
Porta Nuova che, attraversata, disperde il nostro gruppo in uno sciame turistico
domenicale enorme. A gruppetti sparsi transitiamo dalla Piazza del comune verso
Via San Francesco arrivando fino alla Basilica di San Francesco dove, superato
il check Point militare, entriamo nel piazzale dove abbiamo dato convivio a
tutti gli escursionisti del gruppo. È abbastanza tardi e cerchiamo di recuperare
tempo scendendo solerti verso l’appuntamento con il pullman nella piana di Santa
Maria degli Angeli. Percorriamo veloci l’intero tratto dei “mattoncini rossi”
della Via del Patrono d’Italia, giungendo nella piana di Assisi. Di lì a poco,
con una bella cronologia, vediamo arrivare il nostro pullman al quale abbiamo
rivolto grandi segnali con bacchette e maglie sventolate per meglio farci
notare. Bella giornata, bel percorso con un ritorno verso casa molto trafficato.
Un saluto a tutto il gregge e a Roberto, il nostro autista.
Percorsi 17,4 km. (compreso i
tratti urbani di Spello e Assisi).
FOTO percorso video di Sergio Colombini: https://www.youtube.com/watch?v=hZodiax664I
22 OTTOBRE 2017
- ANELLO NEL COMPITESE (GUAMO, SAN GIUSTO, S. ANDREA DI COMPITO)
L'allerta meteo da "bollino giallo" si è rivelata eccessiva, anche se ci ha lasciato indecisi fino al mattino. Piero comunque, trovandosi già sul posto, ci ha fatto da segnalatore meteo. Siamo in 16, i nuvoloni vanno e vengono, ma sembra che ci sia una cauta apertura a ovest. Lasciate le auto a un parcheggio posto vicino all'acquedotto Nottolini, ci incamminiamo verso le "Parole d'oro", località dove ci sono le opere di presa dell'acquedotto. Sul percorso in fase iniziale incontriamo la chiesina di San Quirico, risalente all'XI secolo. Saliamo prendendo il sentiero n 126 che ci porta alla Gallonzora sopra Vorno dove incontriamo il sentiero n 136 che ci porta a S.GIUSTO di Compito. A tratti siamo costretti ad aprire l'ombrello perché alcune nuvole passeggere ci scaricano addosso una pioggerella che per fortuna dura pochi minuti. L'aria è molto umida e sudiamo copiosamente. Giunti a San Giusto, visita al paese attraversando la via del pergolone con i muri laterali merlati usati come appoggio per i pergolati. Saliamo a S.Andrea di Compito alla torre di avvistamento dove pranziamo. Intanto le nuvole hanno lasciato spazio a un forte vento di libeccio che ripulisce l'aria e toglie per fortuna l'umidità. Dopo una doverosa pausa caffè ai Tre Tigli, proseguiamo per il camelieto. In questo periodo le camelie non sono in fiore, ma poco oltre vediamo un nuovo camelieto con la camelia "sasanqua" che fiorisce in autunno. Pausa fotografica, dopodiché ritorno verso Massa Macinaia e l'abitazione di Piero dove Oriana ci ha preparato un piccolo "rinfresco" in occasione del compleanno di Piero. Dopo aver trascorso dei piacevoli minuti gustando dolci vari, prosecco e buon vino, prendiamo ovviamente la via del ritorno a casa. Percorsi circa 14,6 km. Un grazie a Piero e Oriana per la guida e la calorosa accoglienza.
FOTO percorso (visualizzabile con Google Earth)
12 NOVEMBRE 2017
- CENTO COLTRI E TRE VALLATE (NEI PRESSI DI MASSACIUCCOLI)
Sempre in
bilico tra il rischio pioggia e l’anticiclone, andiamo al ritrovo allo stadio di
Pontedera consapevoli che la giornata, bellissima nelle prime ore, potrebbe
cambiare radicalmente. Giunti al parcheggio dell’area sportiva di
Massaciuccoli, ci prepariamo alla partenza accolti da forti refole di vento di
caduta, proveniente dalla costa divisoria del Monte Niquila. Siamo in 34
accompagnati anche da 5 amici a
quattro zampe che scorrazzano euforici tra di noi. Percorriamo la Ciclabile
Puccini che, attraversando canali e costeggiando il lago di Massaciuccoli, ci
permetterà di percorrere tutta la piana delle “Cento Coltri” (area bonificata e
suddivisa in tanti piccoli e simmetrici appezzamenti). Lungo il Fosso Navicello,
da noi percorso lungo il suo argine meridionale, incrociamo numerosi “retoni”,
alcuni decadenti e curiosi piccoli garages per barchini. Arriviamo abbastanza
veloci all’idrovora di Massaciuccoli, importante nodo di regolazione dei flussi
tra il lago ed i vari canali che vi confluiscono. Superata l’area zootecnica
della Costanza, ci accingiamo a cambiare radicalmente scenario e morfologia di
terreno, passando dal piano alla collina. Superata l’asfalto della strada per
Massaciuccoli, abbordiamo la salita dell’antica Via Romana, quella che secoli fa
collegava la costa all’entroterra lucchese; lo stradello sterrato sale costante
tra ordinatissimi muretti a secco ed un panorama che via via diventa più ampio.
Siamo in piena raccolta delle olive e numerose chudende sono ammantate di reti e
notiamo che le olive sono veramente sane e fitte; troviamo anche corbezzoli e
bacche di mirto. Superato il Passo del Cancellino, si è aperta una bella visuale
sulla valle del Serchio e sulla Rocca di Ripafratta e le sue torri, mentre il
fondo che calpestiamo è in cemento zigrinato. Intersechiamo per un breve tratto
il sent. 0-0 del Monte Pisano che porta a Ripafratta, tralasciandolo quasi
subito per scendere a sinistra verso Le Tre Vallate, percorrendo un sentierino
nella lecceta e incontrando un breve tratto molto fangoso. Arriviamo così al
resort di Casanova, chiuso per il periodo autunnale, ma che ci torna comunque
utile in quanto nel parterre d’entrata troviamo il modo di accomodarci
tranquillamente per il pranzo. Mentre mangiamo, ci crogioliamo al
tepore di un sole sfrontato che si beffa delle brutte previsioni. Intanto
però da casa ci giungono via telefono voci che ci dicono che in Valdera sta
piovendo e noi, quasi increduli, non ci allarmiamo più di tanto ma comunque
iniziamo a prepararci per ripartire. Una breve discesa verso Casa Batano ci
avvicina al tratto boscoso che sale alla Foce Pungitopa e mentre saliamo notiamo
che nuvole scure si stanno organizzando. Giunti alla Foce, vediamo che verso il
mare e verso Livorno piove di brutto, quindi acceleriamo il passo, sfruttando il
tratto discendente, anche se pietroso e ripido. Inizia a piovere finemente,
tiriamo fuori gli ombrelli e le mantelle, ma è un bluff, poco dopo smette e ci
ricomponiamo. Siamo quasi arrivati, manca solo il tratto dell’argine della
Casetta. Appena attraversato la Fossa Nuova inizia a piovere veramente, ma ormai
mancano 200 metri alle auto. Ci tuffiamo letteralmente dentro le auto,
salutandoci dai finestrini. È andata benissimo, siamo contenti, bella compagnia
e rilassante percorso di circa 14,5 km.(P.M.)
FOTO
percorso
video di Sergio:
https://www.youtube.com/watch?v=jbCcxb6cVfU
19 NOVEMBRE 2017
- TRA CASTELVECCHIO DI COMPITO E BUTI
Mattinata
fredda, circa 4°c, qualche nuvoletta rada ed un bel gruppo di escursionisti, 35
per la precisione. Nelle vicinanze del Molino del Rotone trovare lo spazio per
parcheggiare tutte le nostre auto in un francobollo di terra diventa opera
certosina ma alla fine ce la facciamo. L’inizio del percorso avviene su una
traccia che non è nemmeno riportata sulle carte, ma esiste davvero e, a parte il
primo tratto un po' infrascato, diventa poi comodo sentiero. Raggiungiamo la
zona del Belvedere con un bel sole che intiepidisce l’aria e notiamo sul
versante di Croce la bella Chiesa di San Michele di valle di Badia, elegante e
dominante la vallata. La costante salita, in alcuni tratti ripidina, è resa più
lieve dal bel paesaggio agricolo, ordinato e pulito, dove la pianta dell’olivo
diventa il simbolo di questo contesto. Intercettiamo lo stradello corrispondente
al sentiero Cai 26 ma l’assenza delle strisce bianco/rosso ci lascia un po'
titubanti anche se la nostra traccia, costruita a tavolino e messa nel gps, ci
dice che siamo sul giusto sentiero. Intanto ottimi scorci si aprono sulla piana,
sull’Appennino e sul Monte Albano. Il
percorso alterna tratti di castagneto a tratti umidi e fangosi, soprattutto
negli impluvi del Rio Alberi e del Serenuccio. Superato il crinale chiamato Le
Confina, entriamo nella provincia di Lucca e, per ripida discesa, raggiungiamo
Lo Spigolo dal quale si ha una bella vista sulla valle compitese e sulle Apuane,
avvolte però da grandi nuvoloni. Arriviamo nel borgo di Castelvecchio verso le
12.30 e, dopo una breve visita delle viuzze, “occupiamo” pacificamente il centro
del borgo iniziando la nostra pausa pranzo. Stiamo bene, il sole ci scalda ed
abbiamo buone sensazioni. Ripartiamo dirigendoci verso il belvedere rivolto a
nord-est e rientriamo nel borgo attraverso l’antica porta. Tornati a Lo Spigolo
e guadagnato il crinale delle Confina, iniziamo un tratto che sulla carte non
esiste ma che vogliamo sperimentare in gruppo, consapevoli dell’assenza di
pericoli ma entrando nuovamente nel tunnel dell’orienteering. A parte gli
scherzi, aggiriamo tutta la testata della Valle degli Alberi, tra l’altro umida
e fredda, risalendo poi al Podere delle Piastraie, poco sotto il Podere del
Cucco, posto davanti il monte omonimo. Questi poderi sono già all’interno della
proprietà del Molino del Rotone della famiglia Lupoli, che avevamo contattato
preventivamente per il nulla osta per il transito. Qui abbiamo notato la cura
prestata ai terrazzamenti, ai muretti a secco, alle canaline idriche in pietra e
ai tornanti, dove lo sterrato viene sostituito da mattoncini bicolori, il tutto
immerso in un grande bosco. Finita la discesa e costeggiato il lago del Molino,
giungiamo al Molino del Rotone. Superato il Rio Tanali, usciamo dalla proprietà
concludendo l’escursione. Un’altra bella giornata, ottima come sempre la
compagnia e un particolare ringraziamento alla famiglia Lupoli. Percorsi circa
11,7 km (P.M.)
3 DICEMBRE 2017 -
SENTIERO DELLE BRIGLIE MEDIEVALI A BARBERINO V. ELSA
Nel centro
della Toscana…, il nostro ombelico del mondo..., una sensazione continua di
bellezza che corre sulle colline, tra i filari, i cascinali e le Pievi. È sempre
un piacere percorrere queste zone, anche quando fa freddo e la tramontana punge
il volto, come in questa giornata. Oggi siamo in 13 con la gradita presenza di
Giovanni e Fiorella che incrementeranno il valore storico del percorso odierno,
con note e aforismi. Gradito ritorno anche di David e Sabrina con il loro cane
di razza Shiba inu. Siamo nella zona di Barberino Valdelsa, il nostro luogo di
partenza è il minuscolo agglomerato di antiche case di Pastine, una di queste
case ha in bella mostra lo stemma colorato dei Torrigiani. Dopo aver visto
l’esterno della Chiesa di San Martino e ascoltato piccole note informative da
Giovanni e Fiorella, abbiamo iniziato il percorso in falsopiano alla volta di
Petrognano. In lontananza abbiamo riconosciuto il nostro Monte Serra e la Pania
della Croce, bianca di neve. Superato il bellissimo Podere Celli ed un tratto
ripido di sentiero, abbiamo guadagnato l’acrocoro sul quale sorge la chiesetta
di San Pietro, dal piccolo ma
elegante campanile a velo. Raggiunta la villa-fattoria di Petrognano, Giovanni
ci ha indicato la casa dei Pitti (quelli del palazzo omonimo) e ci ha
accompagnato alle “case di terra”, praticamente costruite secoli fa con la terra
locale, fatta di sabbia, fossili e piccole pietre e ancora oggi in piedi. Il
percorso poi si è fatto più impegnativo per l’orientamento, ma bello per i
prati, gli olivi ed il vento decisamente calato. Un facile guado sull’Agliena
picccola, ci ha fatto intercettare il largo sentiero delle “briglie medioevali”
che abbiamo iniziato a trovare lungo il torrente. Una possente briglia a raso ci
ha introdotto nell’Agliena grande che abbiamo risalito ammirando i vari
manufatti in pietra, cotto e legno, mentre alcuni pannelli esplicativi davano le
varie notizie sia storiche che ingegneristiche sulle opere. Raggiunta la
confluenza con il Rio Borraccio, abbiamo risalito quest’ ultimo, incontrando
alcune briglie veramente grandi e dalle forme anche particolari, probabilmente
di natura contenitiva sulla sponda collinare del rio stesso. Usciti dalla valle
abbiamo raggiunto la zona del Podere Tafania, appartenente un tempo al casato
dei Barberini (il nome del podere deriva dallo stemma del casato che in origine
aveva impresso tre tafani, poi convertiti in tre api dorate, più rassicuranti ed
operose). Per la pausa pranzo, ci siamo accomodati sulla parte esposta al sole
della bella villa-fattoria di Spoiano, godendo piacevolmente dell’isola di
tepore e del panorama su Barberino Valdelsa. Abbiamo proseguito il percorso
attraversando un bellissimo viale cipressato che ci ha immesso sulla Cassia,
velocemente superata a favore di una comoda e sicura ciclabile diretta verso
Barberino. Qui, piccola pausa caffè nel primo bar incontrato, prima dell’entrata
nello splendido borgo attraverso la Porta Fiorentina. L’architettura qui è
rimasta sovrana e quasi tutto è stato condotto ad oggi con l’impronta originaria
e notare questo ci riempie di felicità. La Chiesa di San San Bartolomeo è
particolare in quanto ha la sua apertura su di una grande scalinata non rivolta
verso la piazza del borgo, ma aperta sulla vastità panoramica della Toscana
meridionale. Infatti la fantastica vista può percorrere i profili del Pratomagno,
del Chianti, della Montagnola, delle Cornate, fino ai rilievi Volterrani. Alcuni
suggestivi vicoli ci hanno condotto al Palazzo Pretorio, ricco di stemmi ed
effigie, per farci terminare il tratto medioevale alla Porta Senese, senza
dubbio la più elegante e raffinata. Il ritorno lo abbiamo variato
leggermente, visto l’orario, preferendo il tratto di Casa Beltramone al tratto
stradale a basso flusso veicolare passante per il podere Le Montigliane. Tratto
panoramico comunque arricchito dai colori caldi di un tramonto da incorniciare e
dalla neve del lontano appennino che risplendeva ancor di più. È stata una
bellissima escursione, ricca di tante cose e in gradevolissima compagnia. (P.M.)
Percorsi ca. 15 km.
FOTO percorso (visualizzabile con Google Earth) o andare a questo link: https://it.wikiloc.com/wikiloc/view.do?id=21148898
17 DICEMBRE 2017
- ANELLO DI IANO (fuori programma)
Approfittando dell'ottima giornata, dopo giorni e giorni di maltempo, abbiamo pensato di riempirla con un trekking a due passi da casa sulle nostre sempre belle colline. Siamo a Iano, piccolo borgo a 3 km. a ovest di San Vivaldo. Siamo in 16, ma a Iano troviamo anche Giovanni e Fiorella,e la cosa ci fa molto piacere. Anziché percorrere l'anello in senso antiorario (come in origine previsto), andiamo subito in direzione del Santuario della Pietrina per salita non molto ripida. Fa freddo, la brina avvolge i fili d'erba e la giacca a vento, guanti e cappello sono indispensabili. Al Santuario si arriva passando da un bosco di lecci; la chiesa e il castello risalgono al XIV secolo. Qui Giovanni ci ha, come sempre, fatto immergere in un tempo lontano con il racconto dei 3 castelli che intorno all'anno Mille qui dominavano. A pochi passi dalla chiesa c'è un bel balcone da cui si gode un grande panorama che spazia fino ai monti di Chianni e verso la piana dell'Arno. Il percorso adesso è in discesa; entriamo nel borgo di Palagio accolti da 3 simpatici cani che ci corrono incontro festosi. Quindi la tenuta California, nei cui pressi vi è una grandissima quercia (vedi foto) e Casicello, altro piccolo borgo, peraltro ben ristrutturato e con una casa vacanze. Con una piccola deviazione andiamo a vedere le sorgenti sulfuree. Un breve tratto di strada asfaltata e poi deviamo a destra fino al podere Scalea, posto in ottima posizione, dove consumiamo il pranzo. Da qui grande vista sull'Appennino innevato. Da ora in poi il fango ci farà compagnia per un bel tratto. Le recenti piogge hanno reso questo terreno di argilla appiccicoso e le nostre scarpe si riempiono di fango. Attraversiamo 2 invasi (molto carini), li costeggiamo e quindi saliamo verso Iano accorciando un po' il percorso originariamente previsto (proprio a causa della grande quantità di fango). In paese ci attende una bancarella con caffè, bomboloni, vin brulé. Il paese è tappezzato di piccoli e grandi presepi; ogni famiglia ne espone uno ponendolo nei posti più disparati. Troviamo statuine in cestini di vimini, in cassette di legno o di metallo, addirittura in una gabbia per canarini e su una bicicletta. Infatti Iano è famoso anche per i presepi. Sarebbe molto bello ammirarli con l'illuminazione notturna, ma ovviamente non possiamo restare. Un'ultima visita alle cappelle di San Vivaldo, dove Giovanni ci fornisce interessanti informazioni sulle medesime, sulla loro origine ecc. Comincia a fare davvero freddo e ci lasciamo dopo i doverosi auguri per le prossime feste. Percorsi circa 14,5 km.
FOTO percorso (con Google Earth)