DIARIO ESCURSIONI 2018

 

14  GENNAIO 2018  -   ANELLO DI LAMPORECCHIO / SAN BARONTO  

Inizia nel verso giusto questo 2018, cieli sereni, brina nelle campagne e tanta curiosità nel territorio che andremo a visitare. Siamo in 26 e dopo una piccola digressione nel bar a noi più vicino, partiamo guadagnando la prima campagna. Siamo ben “bardati” perché fa freddo, nonostante che ci sfiorino i primi raggi di sole. La salita è dolce e la stradina che ci ha portato poco oltre Greppiano, diventa stradello e poi sentiero vero e proprio. Intorno a noi una splendida campagna, dominata in questo settore dalla Torre del Vitoni. Arriviamo a Lampaggio, poche case in vista di Porciano che raggiungiamo attraverso un verdissimo ed umido tratto di sentiero. Porciano è un borgo medioevale, in parte recuperato, con alcune torri che sorvegliano ancora oggi la piana che si apre a ovest. La Chiesa di San Giorgio è la propaggine più acuta di questo borgo e il luogo da dove si ha una magnifica vista (dalle torri di San Gimignano, alla torre di San Miniato, dal Castellare di Vicopisano, alla Torre di Montecarlo fino a quella di Larciano). Piccola deviazione verso Papiano per visitare la Villa Merrick e qui.., colpo di c…., il proprietario ci ha aperto la porta per farci visitare i giardini e tutta la parte esterna, raccontandoci la storia dai vecchi proprietari fino alla sua attuale conduzione. Ringraziamo per la gentilezza il Sig. Venturi e torniamo a Porciano per proseguire il nostro giro. Dopo un bellissimo passaggio nella parte recuperata del borgo, inizia la salita, quella un po' più ripida, che ci porterà, transitando dal Poggio alla Baghera, all’innesto con il sentiero 300, quello della cresta del Montalbano. Piccoli strappi su sentiero impietrato, ci accompagnano a questo innesto dove tiriamo il fiato, considerando che da qui in poi il terreno sarà pressochè in piano. Fabrzio aveva ipotizzato una sosta al Campo di Baldo, presso il Sassone di Pietro (N.S.P.D.) monolite ricco di fascino e ammantato di leggenda, in quanto intorno al sasso ci sono vari posti per sedersi sulla roccia. Purtroppo altri escursionisti si erano già piazzati quindi abbiamo deciso di andare oltre.
Dopo Casa al Monte, il sentiero viene affiancato da tratti del muraglione costituente il vecchio Barco Reale. Una leggera discesa con esposizione sul versante di Pistoia, ci conduce alla strada del San Baronto, in prossimità del passo e con ultimo strappo raggiungiamo la Chiesa dei Santi Desiderio e Baronto. Sui gradini della Chiesa consumiamo il nostro pasto, dopodiché visitiamo l’interno della stessa e la bellissima cripta che contiene il sarcofago dei Santi e sprazzi di antichi affreschi. Dopo caffè e ponce, discesa verso valle. Un gradevole sentiero immerso nella chiudenda ci permette di vedere l’Oratorio della Madonna delle Grazie di Varazzano. Un tratto ripido, offre la bella prospettiva di Villa Rospigliosi che raggiungiamo dopo aver superato l’antico Spedale Minghetti, entrando nel parterre retrostante la villa. Anche se retrostante, il contesto architettonico ed i contorni sono sontuosi ed esprimono tutta la bellezza e l’armonia. Dopo alcune foto e qualche parola scambiata con una responsabile del ristorante che si trova all’interno della villa, percorriamo il suggestivo viale alberato che, in leggera discesa, ci introduce verso il Parco Storico dei Giardinetti ed alla passerella pedonale che ci riporta a Lamporecchio. Grande giornata,  e bellissimo gruppo, Lunghezza 19 km, dislivello 500 metri (P.M.)

FOTO        percorso  (visibile con  Google Earth)


4 FEBBRAIO  2018  -  IL LAGO DI PORTA E LE DUNE DEL FORTE

Domenica veramente invernale, con tanta neve caduta sulle Apuane dove spicca il candido sudario del versante sud delle Panie. Siamo partiti con brina, seguita da nebbia, poco sole e qualche goccia di pioggia…temperatura sotto lo zero, non ci siamo fatti mancare nulla. Siamo un bel gruppo, 35 escursionisti, con nuovi arrivi e graditi rientri. Parcheggiate le auto nei pressi del Forte dei Marmi Country Club, siamo andati a prendere la sponda nord del Canale Versilia. Il cammino è piacevole, l’argine è pulito così come le acque del Versilia e la vista delle Apuane innevate, rende il contesto perfetto, manca solo un po' di sole per esaltare questo scenario. Lasciata alle spalle una postazione di idrovore, abbiamo proseguito lungo l’argine del Rio Strettoia fino a superarlo con un esile ponticello. In questo segmento boscato, il sentiero è abbastanza fangoso ma, abituati a realtà peggiori, abbiamo proseguito senza particolari problemi. Raggiunta la zona della Porta Beltrame. antica torre rinforzata di rifacimento mediceo, abbiamo dedicato qualche minuto alla storia di questa possente struttura la quale, oggi, versa in brutte condizioni, anche se dovrebbero partire a breve i lavori per il suo recupero. Nei pressi, sgorga una risorgiva che va ad alimentare la Fossa Fiorentina, tributaria del vicino Lago di Porta. Ripreso l’argine, abbiamo costeggiato, finalmente vedendolo, il Lago di Porta visibile adesso in tutta la sua entità. Tanti canali, “chiari” e canneti, creano l’habitat per numerosi uccelli palustri, mentre lungo l’argine percorso abbiamo incontrato numerose postazioni per fare foto e osservazioni con binocolo, localizzate in punti strategicamente favorevoli alla “cattura” di foto e viste. Con un piccolo ponticello abbiamo superato il Torrente Montignoso, ritrovandoci su di un argine che divide una zona agricola/residenziale a destra, da una palude fitta di pioppi sulla sinistra. Abbiamo ripreso l’argine nord del Canale Versilia che qui ritroviamo molto grande, notando le tantissime papere e germani che qui nuotano. Piccole gru per il rimessaggio di barche ci hanno fatto capire che il canale è navigabile e in effetti siamo quasi al Cinquale, cioè alla foce. Superato un sottoponte, siamo entrati nel porticciolo fluviale del Cinquale costeggiandolo fino a delle scalettine che ci hanno riportato alla quota cittadina. Siamo quasi alla foce e da circa una mezzoretta ignoriamo volutamente le rade gocce di pioggia che cadono. Sulle Apuane sicuramente è neve, vedendo la classica nebbiolina scendere nei valloni verso l’Altissimo e verso il Sagro. Oltre la statua a ricordo della linea gotica e del suo dramma, abbiamo attraversato il Versilia dirigendoci verso la zona delle Dune del Forte. Qui è iniziato a piovettare un po' più forte e questo ci ha fatto desistere dal visitare dune e giardino botanico facendoci mettere alla ricerca di un luogo dove poter mangiare. Abbiamo pranzato nei pressi della foce del Versilia, tutto sommato tranquilli in quanto la pioggia aveva cessato il suo incidere. Dopo mangiato abbiamo preso d’assalto un bar/ristorante per prendere caffè, corretto e amaro, ….il ponce no perché non potevano farlo …, chissà perché?  Di ritorno abbiamo attraversato un piccolo lembo di Forte dei Marmi, desolatamente vuoto e quasi disabitato e questa mestizia è stata accentuata dalle gocce di pioggia che intanto avevano ripreso a cadere. L’ultimo tratto si è svolto sull’ampio argine sud del Canale Versilia, mentre sulla nostra destra si apriva il grandissimo Golf Club, molto curato nel verde e nelle varie buche e ricco di spaventapasseri, dei quali onestamente ci è sfuggito il movente. Alcune palline da golf trovate lungo il percorso saranno il ricordo, per qualcuno di noi, di questo bel percorso. (P.M.) percorsi circa 13 km.

FOTO    percorso

25 MARZO  2018  -  ANELLO DEL CASTELLO DEL QUERCETO

Finalmente. Dopo un lunghissimo periodo di forzata inattività escursionistica dovuta all’inclemenza del tempo, ci ritroviamo  da Pasquino in 22 con due nuovi amici arrivati da Firenze. Dopo aver percorso la strada di Miemo (finalmente riassettata) e il tratto della costa di San Colombaione, superiamo il poggio di Casaglia ed il suo splendido borgo, arrivando nella piana della Cecina. Presso il Podere S.Chiara troviamo il posto per le auto e iniziamo il percorso sferzati da un freddo grecale che ci impone giacche e cappelli. Tutt’intorno eleganti colline appena spruzzate dalla nuova erba in una sorta di “terra di mezzo” fatta di eleganti cascinali abbandonati e nessuna altra forma antropica. Solo alcuni borghi ci sorvegliano dai loro colli come Volterra e Montecatini V/Cecina a oriente e Guardistallo e Montescudaio verso il mare. Crinali spogli e piccoli tratturi che l’acqua, la neve e il ghiaccio hanno dilavato lasciando scoperti inaspettati reperti geologici come alabastro spugnoso e gesso trasparente formato in lunghe losanghe. Il paesaggio è bello, le tonalità di verde estremamente cangianti e, escluso le pale eoliche che non piacciono a nessuno, le nostre  colline hanno sempre un fascino concreto fatto di profili e di colori.  Scesi dal crinale della Cinquantina e attraversato la strada per Ponteginori ed piccolo ponte sul torrente Lupicaia, saliamo su di un largo sentiero la costa collinare del Monte Aneo sulla quale sorge il borgo di Querceto. Superato il cimitero del borgo, percorriamo un breve tratto di asfalto che è quello che ci divide dal borgo vero e proprio. Ci fermiamo a mangiare, poco prima di entrarvi, in un’area attrezzata con panche e muretti che utilizziamo come sedie. Il vento è sempre freddo e mangiamo tutti con giacca a vento e cappello. Finito il pranzo, entriamo nel bellissimo borgo, ben curato e molto attivo nella bella stagione, con rassegne musicali, pittura, presentazione libri ed altro. Un piccolo negozio, ma ben fornito, diventa per noi riferimento per caffè, calici di rosso e prosecco. Visitiamo la Chiesetta,   semplice e ben curata e ricca di ramoscelli di olivo (Domenica delle Palme). Belle le stradine, il Castello Ginori, il retrostante plesso costituito da un grande piazzale unito a dei vecchi magazzini da un ponte pedonale. Proprio un bel posto, ben tenuto e ricco di tranquillità. La discesa, dopo un breve tratto asfaltato, ritorna stradello e scende lentamente verso Poggio ai Monti.
Una discreta discesa ci riporta nella valle del torrente Lupicaia, verdissima del primo grano, isolata e silenziosa. Un piccolo intoppo avuto nei pressi del Podere Murlo, dovuto al fatto che i proprietari di un appezzamento di grano, ricavato sul tratto del nostro sentiero, sostenevano dubbi al nostro passaggio sull’appezzamento. Ricomposto con diplomazia  l’intoppo e salutati i proprietari, siamo ripartiti percorrendo l’orlo dell’appezzamento, arrivando con un discreto strappo, al sommo della salita in località Monte Murlo. Un attimo per riposarsi, sorseggiare un po' di liquidi, ammirando il vasto panorama  e poi via, verso la discesa che ci riporta al Podere S.Chiara per chiudere il nostro anello. Dal cuore della Toscana…  “ad maiora” (P.M.). Percorsi ca. 15,5 km.

FOTO      percorso (visibile con Google Earth)      video di Sergio :
https://www.youtube.com/watch?v=hwZDT4owdmI


2  APRILE  2018  -  LE TRE PIEVI

Finalmente ancora una bella giornata dopo un inverno davvero inclemente che ci ha costretto ad annullare due trekking. Oggi possiamo recuperare quello dell'11 marzo. Il cielo è sereno, l'aria abbastanza tiepida, con un venticello ancora un po' fresco ma accettabile. Ci ritroviamo a Monteriggioni dove ci aspetta Giovanni Corrieri. Siamo in 27 e con noi ci sono anche nuove e gradite presenze, Federico del "Palaia Trekking" con la famiglia e Fabio. Il percorso originario prevedeva la partenza da Sovicille, ma Giovanni ha (intelligentemente) accorciato il percorso facendoci partire da Tegoia, posta a 4 km circa da Sovicille; abbiamo perciò evitato una salita monotona. Lasciate quindi le auto a Tegoia e quella di Giovanni a Sovicille (per riportare gli autisti alle auto a fine trekking), iniziamo il percorso. La prima pieve che incontriamo è l'antica Pieve di Molli, eretta precedentemente all'anno mille, immersa in un bosco di castagni. Dalla pieve effettuiamo una breve deviazione per visitare un castagno millenario, sovrastante la cava di marmo. Pare che qui si origini il fiume Elsa, ma la parte chiamata "Elsa morta" perché in effetti non vi è una vera e propria sorgente.
Torniamo quindi indietro e ci immettiamo nei boschi della montagnola senese. Sui numerosi castagni si intravedono le prime timide gemme che in breve renderanno tutto il bosco verde, con l'incipiente primavera. Incontriamo diversi passaggi fangosi per le recenti piogge e, verso l'ora di pranzo, arriviamo alla Pieve di Pernina o di San Giovanni Battista. Poco prima però ci fermiamo presso un casolare abbandonato per il pranzo e la foto di gruppo rituale. La Pieve di Pernina è situata in una verde conca prativa. La chiesa risale all'anno mille ed è ricordata la prima volta in un documento datato 11 febbraio 1078. Davanti la chiesa si erge una torre campanaria alta 22 metri. Non possiamo purtroppo visitare l'interno. Proseguiamo quindi per il Romitorio. Trattasi di un edificio religioso costruito agli inizi del '700, posto in cima a una collina e collegato alla villa di Cetinale tramite una lunga scalinata scavata nella roccia marmorea chiamata "scala santa". Nel Romitorio vivevano gli eremiti subordinati alle direttive del padrone di Cetinale, come servire le messe e fare opere di carità. Gli eremiti si recavano poi a pregare nella "Tebaide", posta nei pressi della villa. La strada da ora in poi è quasi tutta in piano o in discesa fino ad arrivare all'ultima e bella Pieve, la Pieve di S.Giovanni Battista a Ponte allo Spino, uno degli edifici romanici più interessanti del senese. Qui abbiamo la possibilità di visitare l'interno, molto ben conservato. Giovanni, come al solito, ci illustra la storia della pieve, ricordata dal 1189. Intorno all'edificio troviamo un bellissimo prato inondato dalle margherite bianche. Il nostro giro si conclude qui; in pochi minuti arriviamo a Sovicille e ci riposiamo sulle sedie dell'unico bar, tra l'altro chiuso, mentre gli autisti vengono portati a Tegoia a riprendere le auto Niente caffè né gelato, purtroppo..., ma nel complesso bellissima gita in una bellissima giornata. Percorsi circa 15,5 km.

FOTO     percorso                     video di Sergio:  https://www.youtube.com/watch?v=z80Q7t2Xh94


8  APRILE  2018  -  ABBADIA A ISOLA E DINTORNI

Dopo neppure una settimana torniamo con Giovanni Corrieri in questa bellissima terra senese per effettuare un nuovo percorso sulla Montagnola . Siamo in 27. Nota di colore: in quasi 30 anni di trekking mai si era verificato che la presenza femminile fosse così preponderante (21 a 6!). Si sa che la popolazione femminile è superiore a quella maschile, ma oggi abbiamo davvero "debordato". Benissimo così. Ancora una bella giornata, tiepida e quasi sgombra di nuvole; la primavera, dopo un inverno inclemente, sembra che voglia finalmente svegliarsi ed esplodere in tutta la sua fragranza. Per la cronaca, comunque, i giorni successivi rivedranno una pioggia quasi autunnale. Ma ci è andata bene, sia a Pasquetta che oggi. Il percorso originario prevedeva la partenza da Abbadia Isola, ma Giovanni lo ha opportunamente accorciato di circa 5 km, partendo da Casa Giubileo e evitando una inutile salita. Traghettiamo quindi le auto in questa località e iniziamo da lì il nostro percorso a semi-anello. Raggiungiamo dopo poco la torre abbandonata del "Castellare". Il percorso prosegue in stradello tracciato all'interno del grande bosco della Montagnola. Vediamo una grande fioritura di anemoni (?) e margheritine varie. Gli alberi lasciano passare i raggi del sole, ma le prime gemme, che diventeranno fogliame rigoglioso, stanno spuntando in qua e là sui rami. Usciti dal bosco giungiamo nel piccolo agglomerato rurale, ristrutturato, di Colle Ciupi. Qui visitiamo la bella e antica chiesa di S.Lorenzo, ricordata in un documento del 1178, ma costruita ancor prima. Una sosta nell'interno per ascoltare Giovanni con le sue preziose notizie storiche e ammirare quel che resta degli affreschi. Il tempo scorre veloce, dobbiamo arrivare in località La Villa dove Marcello ci aspetta per uno spuntino. Ci arriviamo verse le 13,30 e troviamo la tavola già apparecchiata per noi con tanto di bruschette, zuppa calda (ottima), formaggio, salumi, vino, dolce e caffè. Come si può ben immaginare restiamo molto soddisfatti di questa sosta e vorremmo forse farla più spesso..., ma non è ovviamente così semplice; ci dovremo accontentare dei soliti panini. Altra nota di colore: durante il percorso le scarpe di Giuseppina si scollano (forse il troppo uso...) e Roberto provvede con una riparazione di fortuna (vedi foto). Dopo il lauto pranzo proseguiamo nel nostro itinere verso Abbadia, in mezzo a prati colorati di margherite gialle. Incontriamo dopo poco il Castello della Chiocciola, così chiamato perché all'interno di un torrione vi è una scala a chiocciola che permette di salire ai piani superiori. Ancora un tratto di bosco, quindi incontriamo una cavalla con il suo puledrino nato da poco e sostiamo un attimo per le foto di rito. Si sta facendo tardi e ci diamo una accelerata; ultima sosta per la foto di gruppo in loc. Uccellatoio da cui si gode uno splendido panorama su Monteriggioni. Dopo aver percorso il grande rettilineo alla fine del bosco, arriviamo alla nostra meta, Abbadia Isola. Non possiamo tralasciare una breve visita all'abbazia dei santi Salvatore e Cirino, dove l'amico Giovanni ci delizia con i cenni storici. Gli autisti vengo infine portati a casa Giubileo per riprendere le auto.
Percorsi circa 17 km.

FOTO   percorso (con Google Earth)


14  APRILE  2018  -  MONTEGUIDI E FIUME CECINA

Dopo la Trossa, il Milia e l’Adio, torniamo a percorrere tracce e passaggi lungo i nostri torrenti alla ricerca di ambienti particolarmente selvaggi. Oggi siamo tra le province di Pisa e Siena nella zona di Monteguidi e siamo in 13 partecipanti ed il numero contenuto renderà tutto più facile e snello. Lasciate le macchine nei pressi del ponte sulla Cecina prendiamo uno stradello che affianca il fiume sul lato destro in direzione valle. Non c’è traccia umana, solo la vista del campanile di Radicondoli e l’eco di una motosega ci distraggono da questo contesto. La portata della Cecina è ricca e la trasparenza delle sue acque è splendida. Affioramenti di rioliti e stratificazioni inclinate cominciano a tradurre la storia geologica della zona. Varcato un filo spinato iniziamo la parte selvaggia vera e propria notando che il fiume si addentra in una gola. In alto sulla nostra destra, una grandiosa stratificazione resa visibile da secolari frane, danno alla zona un tocco epico e drammatico. Superiamo due rivoli e iniziamo la ricerca di un passaggio. Roccette, rovi e le acque della Cecina a portata di mano non consentono distrazioni, ma l’ambiente è fantastico. Raggiunta la base della grande stratificazione, prendiamo fiato godendoci un paesaggio geologico fantastico dove le acque cristalline della Cecina contrastano lo scuro delle rioliti. Alcuni roccioni disegnano strane figure tra le quali notiamo quella più curiosa somigliante ad un elefante che fa il bagno. Proseguendo il percorso che non c’è, avanziamo tra la vegetazione riparia, ora più alta e rada, arrivando alla Bocca di Pavone. Altra piccola pausa per foto e ricordi delle nostre precedenti visite in questo luogo. Lasciamo dispiaciuti la Cecina iniziando l’erta salita verso i ruderi di Monteborniano. Raggiunta la cresta collinare nei pressi dei ruderi, possiamo godere del grande paesaggio a 360° su tutte le Metallifere, da Micciano al Castello dei Vescovi, da Casole d’Elsa a Castelnuovo Valdicecina. Qui consumiamo il pranzo comodamente seduti su delle file di tronchi d’albero che sembrano messi lì per il nostro scopo. Il tratto della costa collinare che ci divide da Monteguidi è punteggiato da splendidi casolari in pietra perfettamente ristrutturati. Una leggera salita tra pascoli e olivi ci porta all’entrata nord di Monteguidi dove troviamo una fontanella che viene presa d’assalto mentre alcuni di noi parlano con i pochi residenti. Monteguidi è un borgo carino e ricco di rondini e nidi in più Giovanni arricchisce il contesto parlandoci di Mara Castellucci di Monteguidi (la ragazza di Bube) e Arturo Cappellini (Bube) principali interpreti del film di Comencini appunto, “la ragazza di Bube” tratto dal libro di Carlo Cassola. La discesa verso la piana della Cecina presenta qualche problema di percorribilità in quanto il vecchio tratturo non è stato più ripulito e quindi siamo obbligati a variare “a vista” il percorso. Trovata l’alternativa e raggiunto lo splendido cascinale di Casanuova, scendiamo una grande costa verde punteggiata di fiorellini gialli.  Altre bellissime viste sulla Valdicecina e sul gruppo delle Cornate. Raggiunto il Cascinale Casotto e  Case Piettorri, ultimo miglio nel verde lungo la Cecina ed arrivo al ponte sulla Cecina ed alle auto. La Valdicecina regalerà sempre luoghi lontani e sconosciuti…, percorriamola sempre. (P.M.). km. 14,5

FOTO     percorso


22  APRILE  2018  -  TREKKING URBANO A MANTOVA

Prima escursione del nostro gruppo in terra lombarda, anche se questa terra è intrisa di influssi emiliani, sia nel dialetto che negli usi. Partiamo in perfetto orario ed Enrico, l’autista che solitamente ci accompagna, guida l’autobus con il cipiglio fiero di un ventenne. La giornata è splendida, con sole primaverile, direi quasi estivo; infatti in città camminiamo con la maglietta...
Arriviamo al Campo Canoa di Mantova con qualche minuto di anticipo e dopo esserci alleggeriti da maglie e giacche, infiliamo gli zaini iniziando il percorso attraverso il ponte che supera il Mincio. Qui il fiume forma alla destra del ponte il Lago di Mezzo ed alla sinistra forma il più grande Lago Inferiore. Mantova vista da qui offre una visione bellissima fatta di campanili, di merlature e di torri, solo una gru metallica ci distrae per un attimo, ma il concetto visivo resta potente. Sfioriamo il lato orientale delle mura del castello San Giorgio, cinto da un fossato ricco di entrate e ingrottamenti e percorriamo in un grande androne affrescato che ci introduce in Piazza Castello il cuore vero del potere politico dei Gonzaga. Grandi porticati ed un elegante impiantito rendono la piazza importante e sobria. Superato un altro arco perveniamo davanti alla Chiesa di Santa Barbara (Basilica Palatina) ed entriamo per la visita. Oltrepassata Piazza del Paradiso ed i giardini della Lega Lombarda, arriviamo in Piazza Sordello notando la grandiosità di questa in quanto contornata da Palazzo Ducale, Palazzo Bonacolsi, il Palazzo Vescovile e il Duomo di San Pietro.
Questa chiesa, che ricorda in tanti particolari Roma, il Foro, la prima cristianità, è un coacervo di stili e di cromie ed è per i mantovani la Chiesa più importante. Entriamo tutti insieme verso il centro storico di  Mantova, attraversando Piazza Broletto dove notiamo dietro un piccolo cantiere la statua di Virgilio in cattedra. A Piazza delle Erbe siamo un po' penalizzati da alcuni piccoli cantieri che “imballano” il Palazzo del Podestà ma che fortunatamente lasciano libera da orpelli la splendida torre che ha nel frontespizio collocato il bellissimo orologio astrologico del tardo 1400 completo di fasi lunari, posizioni degli astri e informazioni zodiacali. Visitata la monumentale Chiesa di Sant’Andrea di Leon Battista Alberti e la Rotonda di San Lorenzo, che richiama nella forma e nel concetto la Chiesa del Santo Sepolcro, sentiamo che l’ora del pranzo si avvicina.
Per la pausa pranzo, migriamo tutti insieme verso il lungo lago dove troviamo un verde curatissimo ricco di piccoli boschetti, tavoli e prati dove numerosi mantovani si riposano prendendo il sole o allestiscono il pic nic domenicale. Dopo la pausa  ci avviamo verso il vicino Teatro Bibiena e, dopo aver preso un caffè, facciamo il biglietto cumulativo entrando in questo bellissimo ambiente. Il luogo è meraviglioso ed è tutto per noi. Scattiamo numeroso foto ed invitiamo Giovanni a sfruttare il momento. Ascoltare Dante dalla voce di un amico in questo ambiente arricchisce il contesto e ci fa stare bene. Un gelato interlocutorio ed i grandi giardini di Piazza Virgiliana ci portano verso l’imbarco per la minicrociera. Ci imbarchiamo puntualissimi sul battello della Navi Andes a due ponti ed iniziamo la navigazione nel verso della corrente entrando nel lago Inferiore. Dopo una strettoia inizia il tratto più selvaggio lungo il Mincio. Numerosi cormorani, germani, aironi e cigni rendono vivo questo tratto immerso nel verde dei boschi e nel silenzio più assoluto. Dopo tante foto quasi tutto il gruppo si gode il rientro tranquillamente seduto, chi all’ombra, chi spaparanzato al sole anche perché una leggera stanchezza inizia a sfiorarci. Approdiamo con qualche minuto di ritardo ma Enrico con il motore ed il climatizzatore acceso, forzando un po' i tempi e gli spazi di sosta del mezzo, ci imbarca tutti rapidamente iniziando il viaggio di ritorno verso casa. Mantova è stata una bella esperienza. Città valorizzata da una vivibilità reale e da una ricchezza storica ancora tangibile. Ottimo il gruppo sempre reattivo  e sempre coeso. (P.M.)

FOTO       video di Sergio: https://www.youtube.com/watch?v=EnjZ-pRV7Oc


12 MAGGIO 2018  -  LE CASCATE DELLA PRETELLA E DI CALABUIA

Siamo tornati su queste montagne 27 anni dopo la nostra prima esperienza. È una sensazione particolare, un misto di orgoglio e lieve malinconia soprattutto per i tre reduci di quella lontana avventura, Sauro, Spartaco e Paolo.

Il tempo alla partenza non è proprio bello e man mano che ci avviciniamo alla valle della Sieve, diventa addirittura plumbeo, ma siamo fiduciosi che oggi non pioverà. Siamo in 29, più due amici cani(uno piccolino e l'altro - razza Sant'Uberto - piuttosto grandicello...) e con noi ci sono gli amici della Borra Trekking per una escursione “comune” che rafforza il gemellaggio che da anni unisce i due gruppi. Lasciate le auto alla fine di San Godenzo, imbocchiamo un vecchio stradello che costeggia il Fosso di San Godenzo che vediamo in basso ribollente d’acqua. La leggera salita all’interno del bosco umido e vaporoso grazie alle recenti piogge, ci regala le prime gocce di sudore. 

Superato un piccolo guado e raggiunto l’agriturismo Cerreta ricco di animali e capre dalle strane corna, iniziamo un tratto più ripido che ci porta verso un bellissimo tratto di sentiero ricavato su di una lunga cengia sormontata da spuntoni rocciosi. Superiamo numerosi casolari che all’epoca della nostra prima uscita trovammo abbandonati, oggi fortunatamente sono stati quasi tutti ristrutturati, alcuni anche con un certo gusto e la sensazione che la montagna si stia ripopolando diventa concreta. Superata Casa Il Campo, lambita da una grossa frana che ci fa deviare in un tratto malagevole, e lasciata Casa Ciliegioli, raggiungiamo Casa Pretella, preceduta da bellissimi prati fioriti. Arriviamo così al letto del Fosso del Falterona per intercettare le Cascate della Pretella. Queste sono preannunciate da eleganti liscioni che danno un tocco armonioso ai giochi d’acqua. Tramite una ripida cengia raggiungiamo il salto più bello di queste cascate godendo della fantastica scenografia fatta dalla natura. Attraversiamo il Fosso del Falterona con un ponticello iniziando lo scollinamento del Casone, bella struttura in pietre di fiume corredata da un verde curatissimo e in più illuminata da un bellissimo sole che ha evaporato tutta la nuvolaglia presente. Siamo al Mulino di Calabuia, altra bella struttura in pietra prospiciente il sentiero per le cascate che distano circa 10 minuti.

C’è tanta acqua, le rocce sono assai scivolose e, procedendo con attenzione lungo le prime cascatelle, tutto il gruppo raggiunge il salto più grande in prossimità di un guado. Oltre il guado il sentiero diventa assai ripido e impegnativo, fatto sta che molti del gruppo, dopo aver scattato alcune foto, decidono di fermarsi li a mangiare godendosi il panorama delle cascate. Altri invece decidono di tornare al Mulino per il pasto e per un sole gradevole che ormai aveva preso vigore. Spartaco e Giancarlo intanto raggiungono il sommo delle cascate nel punto in cui 27 anni fa scattammo la foto di gruppo. Il luogo è bellissimo qui la cascata è dritta e scende dentro uno grosso scivolo naturale formando poi un placido laghetto. Dopo pranzo e dopo numerose foto, tutto il gruppo riprende il cammino di ritorno verso San Godenzo, risalendo verso la località Caprile, percorrendo anche un tratto asfaltato. Giunti alla Risvolta imbocchiamo un comodo stradello che ci porta verso una traballante passerella di legno che supera il Fosso di Spalena. Poco oltre un vecchio ponte in pietra ci fa superare il Fosso di San Godenzo portandoci verso il ripido strappo che ci riporta verso il sentiero che abbiamo percorso la mattina in senso opposto. L’ultimo tratto lo percorriamo in totale rilassamento appagati dall’escursione e dalle ottime condizioni atmosferiche. Come sempre ottimo il gruppo e la compagnia. (P.M.). Percorsi circa 12,5 km.  

FOTO      percorso  (con Google Earth)      video delle cascate Pretella                video delle cascate Calabuia


20  MAGGIO  2018  -  MONTE CATINO E CHIESA DI S. MARIA (DA MUTIGLIANO-LUCCA)

Ci ritroviamo in 24 presso la chiesa di Mutigliano per iniziare il nostro percorso sulle colline della Cappella. Si va verso la via prov. le e si attraversa il torrente Freddana vicino al bar Bao dove facciamo una breve sosta. Proseguendo si va verso l'inizio del percorso che parte da villa Bianchini con il suo oratorio; costeggiamo il muro di cinta della villa e, attraversata la strada asfaltata saliamo dritti, prima in un vigneto con l'erba alta , poi per uliveti e vecchi casolari ristrutturati. Salendo il panorama sulla valle diventa stupendo,il verde e i colori dei fiori ci accompagna fino a sotto la chiesa di S.Lorenzo dopo una salita abbastanza impegnativa anche per il caldo che si fa sentire. Dal piazzale della chiesa la vista si amplia e cominciamo a vedere anche le torri e le mura di Lucca e i vigneti e le ville sparse nella vallata. Per recuperare un poco di energia facciamo due tornanti in strada per poi recuperare il sentiero nei pressi di un agriturismo che attraversiamo fra case ristrutturate e due piscine. Breve tratto su asfalto e entriamo nel bosco in un sentierino stretto fra piante di querce in forte salita fino ad arrivare a vecchi casolari e alle case ristrutturate in località Quaranta. Da lì in poi è tutta strada prima in asfalto poi sterrata che ci porta , sempre in salita, alla meta della ns. escursione, Monte Catino, con la torre antica di avvistamento e i resti, ormai coperti da edera e rovi, della chiesa di Santa Maria Annunziata databile intorno al 1080. Qui il panorama si fa stupendo. Appennini, Apuane con la Pania , girando lo sguardo si va sopra i monti di Camaiore, al mare, al monte Serra e la piana di Lucca con la città in bella vista. Il nostro scopo era di fare una gita semplice in collina e arrivare all'occhio di Lucca  per dare una piccola emozione da un luogo non molto conosciuto e recuperato dai rovi da molti generosi volontari. Sosta per il pranzo dove recuperiamo un poco di energie spese nella salita al colle e per un caldo afoso. Non potendo fare un anello siamo discesi a valle dalla stessa strada dell'andata tutta in discesa rapidissima verso il bar Bao dove la gita è finita in birre, caffè e gelati(Piero).  km 12 circa

FOTO          percorso

10  GIUGNO  2018  -   IL MONTE BORLA SULLE ALPI APUANE


Torniamo nella bella zona del Monte Sagro, dove già avevamo fatto un trekking l'11 settembre 2016. Lasciamo le auto al solito parcheggio dell'Acquasparta. Siamo in 25 (un buon numero considerata la zona abbastanza impervia...), saliamo verso il prato di Campocecina, lasciando alla nostra sinistra il Rif. Carrara. Affrontiamo subito la piccola salita che ci porta sulla vetta del Borla da cui si gode un grande panorama sul Sagro e sulla sottostante valle di Carrara, con le cav . Ritorniamo poi sui nostri passi e raggiungiamo la Foce di Pianza. La tappa successiva è località Case Walton. Il nome deriva dall'inglese William Walton che nel 1840 giunge nella zona di Carrara. Walton rimane affascinato dalla vastità del bacino marmifero e in pochi anni crea una fiorente attività di estrazione del marmo, introducendo anche nuove e moderne tecniche di estrazione. Il tutto contribuisce positivamente allo sviluppo economico della zona di Massa e Carrara. Viene creata una struttura articolata che copre ogni fase della lavorazione del marmo: estrazione, trasporto, lavorazione e spedizione via mare. L'importanza dell'avventura di Walton in Italia è tale che ancor oggi numerosi toponimi sparsi sul territorio carrarese lo ricordano.
Dopo la sosta a Case Walton riprendiamo il cammino fino al fabbricato del Balzone. Qui nel 1907 fu costruita dalla ditta Walton una teleferica, della lunghezza di 1600 metri, per trasportare più agevolmente a valle i blocchi di marmo. Siamo infine andati alla terrazza panoramica, posta su una rocca a strapiombo. Il nostro trekking è poi terminato al Rifugio Carrara, dove siamo arrivati dopo una bella salita. Percorsi circa 11,5 km. Un ringraziamento a Fabrizio che ha condotto egregiamente il gruppo.

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16  SETTEMBRE  2018  -   TREKKING URBANO A GENOVA

Un altro viaggio in Pullman con Enrico, il nostro autista preferito. Un’altra volta a Genova questa volta non sui monti che la circondano, ma nel cuore storico della città. All’arrivo in Piazza Villa incontriamo anche Angelo ed Emilia che hanno viaggiato in treno e velocemente arriviamo al “belvedere Montaldo” sulla spianata del Castelletto, stupendo balcone sulla città e sul porto. Scendiamo per la Salita della Torretta per raggiungere Piazza Portello dove ci attende Susy la nostra amica tosco genovese. Siamo in 50 e per tenere il gruppo unito in una grande città ci diamo una regola d’ingaggio per monitorare il gregge, soprattutto per non avere “dispersi”. Dopo Piazza delle Fontane Marose entriamo in Galleria Garibaldi che termina in un’altra galleria sotto il teatro Carlo Felice. Giunti in Piazza De Ferrari ci fermiamo qualche minuto osservando la bellezza del contesto dove grandi strade signorili si raccordano, senza angoli vivi, ai monumentali palazzi sul contorno asimmetrico della piazza. Lasciata la Genova ricca e sfarzosa ci avviciniamo a quella storica del quartiere Molo, il più vecchio, il cuore antico della Superba. Dopo una rapida visita al Chiostro di Sant’Andrea, sopravvissuto così come lo troviamo, dall’anno 1000, varchiamo la bellissima Porta Soprana difesa da due massicce torri rotonde. Percorriamo il primo carrugio, Via Ravecca ricca di “ostaie” e purtroppo anche di produzioni renali varie. Nella zona di Piazza Sarzano, piccola digressione per raggiungere Campo Pisano, il luogo dove morirono migliaia di prigionieri pisani dopo la battaglia della Meloria. Qui si è aperto un piccolo caso in quanto sulla lapide posta in loco si parla di soli 1272 prigionieri pisani, mentre numerosi siti storici e testi scritti, parlano di cifre che vanno da 7000 a 11000 prigionieri pisani. Vi invito a verificare anche in virtù del fatto che se leggiamo la lapide, si nota un’incongruenza narrativa. Percorriamo altri stretti carrugi, antichi e ben conservati che offrono piccoli scorci verso il porto. Edicole votive di ottimo gusto ci accompagnano verso il cuore del rione lungo Via di Canneto il Curto, superiamo la bellissima Piazza San Giorgio ed incrociamo Via di San Lorenzo. Qui il gruppo si disunisce leggermente in quanto, chi a destra, chi a sinistra, va alla ricerca un bar dove prender un caffè e rilassare i reni. Intanto Susy, gentilissima, compra da un amico fornaio delle focacce genovesi offrendole a tutto il gruppo. Intanto attraverso stretti carrugi cerchiamo di arrivare in tempo a Santa Maria in Castello dove abbiamo l’appuntamento con le guide per una visita alla chiesa storicamente più importante di Genova.  Arriviamo tutti alla spicciolata, un gruppetto anche teleguidato tra i vicoli. La guida è bravissima e cura i dettagli profondamente, il luogo è suggestivo ma dopo un’ora dobbiamo gentilmente fermare il nostro cicerone perché la fame comincia a farsi sentire. Lo salutiamo ringraziandolo, lasciando un’offerta nell’apposita cassetta. Siamo davanti la Cattedrale di San Lorenzo; qui ci dissipiamo verso piccoli negozi dove acquistiamo panini, focacce, primi piatti ecc, ecc. In particolare assaggiamo i buonissimi panini di "Batarò  panino contadino", caldi e saporiti. Tra l'altro il titolare ci chiede di fare una foto del gruppo insieme a lui e ci prestiamo volentieri a questa richiesta. Ripartiamo dopo un’ora di pausa superando Palazzo Ducale  e indirizzando il cammino verso Piazza San Matteo, bellissima realtà medioevale costituita dalla Chiesa di S.Matteo e dalle case nobili tutte appartenenti alla dinastia Doria. Passiamo davanti al Palazzo del Melograno ed arriviamo in Piazza dei Banchi dove sorge la stramba Chiesa, ma molto originale, di San Piero in Banchi, sopraelevata sopra alcuni negozi. Entriamo in Via S.Luca e subito notiamo il cambio radicale dei colori, degli odori, delle attività commerciali e degli atteggiamenti.  Vediamo con la coda dell’occhio un paio di “Boccadirosa” sedute sullo scranno dell’abitazione e notiamo gente intenta ad osservare il cellulare con un occhio e con l’altro a radiografare chi passa. Evvidentemente un certo tipo di malavita qui lfa da padrona...  Sembra di essere a Ouagadougou, merci mai viste, frutta e verdure dai colori improbabili. Doverosa sosta in Via del Campo 29 rosso, al negozio museo De Andrè e notiamo che la piazzetta è molto carina ma sembra aliena da tutto il contesto. Via di Prè è forse ancora più estrema, qui tutto si mescola ancor di più, le etnie aumentano e il carrugio diventa più scuro. Usciamo da tutto ciò deviando verso i Truogoli di S. Brigida che purtroppo troviamo addobbati di palloncini rosa serviti per un compleanno. Nella vicina Via Balbi, tutto cambia, tutto ritorna normale e l’opulenza dei palazzi in un certo senso ci conforta. Oltre la Nunziata e la Zecca, arriviamo nella Via Aurea (Via Garibaldi) oggi patrimonio dell’Unesco grazie alla presenza in successione di numerosi “Palazzi dei Rolli”, stupendi per stile, ricchezza e colori. Siamo di nuovo in Piazza Portello ed entriamo nel lungo e fresco corridoio che ci conduce ai due ascensori da 25 posti, obliteriamo e saliamo su al Castelletto per andare da Don Paolo a rinfrescarci con i suoi gelati e le sue granite.   È andato tutto bene, nessun disperso, ma giornata calda e umida. (P.M.) 

FOTO         percorso           video di Sergio: https://www.youtube.com/watch?v=p4Y5Ezrca0A


30  SETTEMBRE  2018   -   ANELLO DI RUOTA

Iniziamo il percorso dalle scuole di Colle di Compito dopo aver sistemato le auto nel parcheggio. Siamo in 27 e ci incamminiamo verso la Chiesa di S.Maria Assunta, posta nella parte bassa del paese e dopo una breve visita, prendiamo la Via della Ruga. Questa stradina è stretta tra due file di casa e sale verso la piccola piazza dove sorge il Santuario Oratorio di Santa Maria. Da questa piazzetta scende ripida la stradina che va verso la pista forestale che poi sale verso Ruota. È una giornata di sole stupenda con l’aria frizzante ma che comunque ci rende cosapevoli che oggi farà abbastanza caldo, proseguendo questa coda d’estate che sembra non finire. Sulla salita nel bosco, incontriamo subito un allevamento di mucche e maiali, poi la stradina forestale sale decisa verso il Colle della Trabardatica addentrandosi in un bosco di pini con alcuni “strappi” ancora più duri. Salendo il panorama sulla piana e sul Padule diventa stupendo. Possiamo vedere tutti i paesi del Compitese fino a Lucca città.  Arrivati al Colle di Trabardatica tiriamo il fiato facendo una breve sosta per poi scendere verso Ruota. Incontriamo subito la Chiesa di San Bartolomeo del 1300, purtroppo chiusa.  Attraversiamo tutto il borgo che presenta case con ottimi recuperi architettonici, arrivando alla sorgente Pollina dove ci sistemiamo per pranzare. Dopo la pausa ci intratteniamo al “circolino dell’Acli” dove prendiamo caffè, thè, bianchi o rossi. Ripartiamo in direzione di Piè Maggiore tra ottimi scorci panoramici e case coloniche in restauro. Arrivati a Corbeta andiamo a visitare il Casale di Manuela adagiato su di un bellissimo pianoro, circondato da alberi da frutto, olivete e prati.   Ci facciamo anche la foto di gruppo sul bordo della piscina. La discesa verso Colle in questo tratto è ripida ma sempre evidente. Usciamo dal vallone dove scorre la Visona di Buti ed il bosco misto si trasforma in oliveta terrazzata punteggiata da piccoli cascinali. Incontriamo l’asfalto ed in breve ritorniamo alla Chiesa di S.Maria Assunta dove andiamo a chiudere l’anello. Bella giornata, anche se calda. Tracciato molto bello, poco conosciuto in una vallata ancora ben conservata. Percorsi circa 14 Km (Piero F.)

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14  OTTOBRE  2018   -  IL BORGO ABBANDONATO DI BURIANO E I BACINI DEL SALE

Un’altra stupenda giornata di questo Ottobre anomalo per il caldo diurno e per la scarsa presenza di piogge. Ci ritroviamo da Pasquino, l’aria è fresca e siamo in un discreto numero, 31 persone con graditi ritorni e nuovi arrivi. Ci dirigiamo verso il luogo X di partenza e, posteggiate le auto, prendiamo il vicino stradello imbrecciato che ci fa avvicinare ad un’area ricca di pozzi estrattivi. Condotte in pressione, rinvii, raccordi e piccole centraline si sviluppano di fianco allo stradello dirigendosi in più punti di captazione. In questo contesto si recupera il sale preistorico che giace nel sottosuolo con la tecnica legata all’utilizzo dell’acqua in pressione sparata nelle viscere, atta a sciogliere la salgemma e riaspirata in superficie sotto forma di salamoia. Tutta l’area si presenta come gariga degradata e solo un gruppetto di cipressi e arbusti si alza su questo orizzonte ravvivando i profili. Percorrendo il vallone, dove confluiscono le acque di risulta, vediamo alcuni laghetti che in stagione diventano ottimo luogo di passo per i migratori. Usciti da questo anomalo paesaggio iniziamo a salire verso il Belvedere con un stradello, ma poco dopo siamo costretti consapevolmente ad un fuoripista utile per guadagnare il sentiero di cresta collinare soprastante. Prima un macchione già “addomesticato” da qualche cacciatore, poi una discreta salita su zolloni di terra. Lo scenario però è bello e regala discrete ribalte. In ordine sparso raggiungiamo la cresta collinare, tirando il fiato. Ci dissetiamo e scattiamo numerose foto sul bellissimo paesaggio che ci circonda. Superato il Belvedere, antica cascina oggi adibita a casa di caccia, scendiamo verso la diroccata Casa al Sole e la diga che forma il lago dei Poggi Magni. Altra salita, ma questa su un terreno discreto ed altro cascinale abbandonato, il Podere La Bandita, che conserva ancora   un’architettura elegante nonostante l’incuria. Attraversata la strada Montecatini V/C-Ponteginori, imbocchiamo il vecchio stradello, ancora selciato, che conduce a Buriano. Giungiamo alle “colonne di Buriano” le vecchie e pompose colonne d’accesso al viale per la Villa padronale ed al piccolo borgo di case. Numerosi fichi d’india accompagnano i vecchi muri di contenimento e gigantesche agavi raccontano la cura e la gentilezza di un tempo. Facciamo la sosta nella piazzetta della Chiesa notando le numerose scritte in latino della Chiesa ed altre più prosaiche che arricchiscono le vecchie abitazioni. Poco distante un giardinetto racchiude un’altra piccola chiesa e poco più distante il piccolo cimitero. Il posto è molto bello, pieno di pace e ci rilassiamo per più di un’ora tra ombra e sole. Visitiamo anche l’area della villa padronale, oggi abitata da un gruppo di stranieri nordeuropei e anche qui notiamo la raffinatezza dei fregi e delle piccole inserzioni di marmo che recano scritte e date sulle colonnette e lungo i muri di contenimento. Lasciato Buriano ci dirigiamo verso il Podere La Veduta percorrendo una strada in gran parte lastricata. Siamo circondati da un bellissimo paesaggio che si apre sulla Colline Metallifere e su Volterra. Affrontiamo nuovamente, questa volta in discesa, il fuoripista fatto di zolloni guadagnando lo stradello che ci conduce verso  La Querciola. Risalito il vallone dei Bacini del Sale e giunti al bivio per La Querciola, troviamo l’accesso interdetto da due sbarre. Optiamo per il passaggio lungo il perimetro di un’area interdetta (probabile zona di raccolta di fanghi di salamoia) andando a riprendere lo stradello imbrecciato utilizzato la mattina. Siamo quasi al punto X dove andremo a chiudere il doppio anello ed il tragitto in leggera discesa, ci regala la bella prospettiva di Volterra e delle balze, ritoccate dai raggi pomeridiani di un ottobrata che non ti aspetti.  Un saluto a tutto il gruppo, ai nuovi, ai meno nuovi e ai due dipendenti della Solvay conosciuti “on the road”. (P.M.). Percorsi ca 16,5 km.

FOTO     percorso  (visualizzabile con Google Earth)      video di Sergio:  https://www.youtube.com/watch?v=C2adBpjEDh4


9  DICEMBRE  2018  -  GALCETI / MONTEFERRATO

A causa delle cattive condizioni meteo siamo stati costretti ad annullare diverse escursioni. In particolare quella di oggi, prevista per l'11 novembre, era stata posposta al 25 novembre e ancora annullata per maltempo. Della serie "non c'è due senza tre", nonostante la nostra forte volontà di recuperare questo trekking, oggi siamo partiti pur con tempo incerto; purtroppo il fato non ci è stato favorevole nemmeno stavolta. Siamo in 23 alla partenza da Prato, in zona Galceti, compresi 6 amici pratesi di Fabrizio. Subito siamo accolti da una pioggerella sottile ma insidiosa, grossi nuvoloni si addensano su di noi a poche centinaia di metri di altezza, l'umidità  è altissima. Ci incamminiamo verso Figline (frazione di Prato), luogo purtroppo tristemente famoso per l'eccidio di 29 partigiani nel settembre 1944. Abbiamo ascoltato da Fabrizio il  toccante racconto di Santino, uno dei due scampati all'eccidio. Breve visita alla Pieve di San Pietro, risalente al XII secolo e contenente i resti di alcuni affreschi che in origine ricoprivano tutta la superficie parietale. Il percorso, con una salita costante ma non eccessivamente impegnativa ci ha portato in località I Termini.  Qua e là abbiamo pure trovato alcuni funghi porcini. Siamo stati costretti ad aprire e chiudere spesso gli ombrelli come pure a indossare le mantelle perché la pioggia, anche se non forte, ci perseguitava continuamente(come si può dedurre dalle foto). Percorso un breve tratto asfaltato abbiamo iniziato il cammino su sentiero che ci ha portato dapprima alla prima delle tre vette del Monteferrato,  la vetta del Monte Piccioli poi, aggirando la seconda vetta, siamo saliti in vetta al Monteferrato dove all'interno del piccolo rifugio abbiamo fatto la meritata sosta pranzo. A quel punto il sole ha fatto capolino dalle nubi e abbiamo potuto ammirare, seppur con un po' di velatura, il panorama sottostante su Prato e dintorni. Da qui ripida discesa al punto di partenza, ora accompagnati da un tiepido sole, ma ormai il trekking stava per terminare... Percorsi circa 14,5 km.

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16  DICEMBRE  2018  -  ANELLO DI SUVERETO

Il freddo degli ultimi giorni e l’allerta meteo che prevedeva una domenica con un progressivo maltempo con pioggia e neve ha condensato anche le presenze, infatti siamo “soltanto” in 14 partecipanti. Certo la mattina si è presentata gelida e con una leggera copertura nuvolosa, ma le premesse per un bel tracciato, nuovo e vicino al mare, hanno tolto ogni titubanza. Parcheggiate le auto nei pressi del cimitero di Suvereto, siamo entrati dalla elegante Porta di Sopra attraversando il corso principale dove abbiamo notato l’armonica ed accurata costituzione medioevale delle case. Anche gli stretti vicoli che dipartono verso il Cassero, rendono questo borgo uno dei più belli della Toscana. Raggiunta la Rocca Aldobrandesca per una panoramica verso la costa e le isole, abbiamo poi percorso gli stretti chiassi che ci hanno condotto verso  la Porta di Sotto, manufatto elegante soprattutto per la facciata esterna. Usciti dal borgo siamo andati ad intercettare il sentiero 18 che inizia con uno stradello bianco contornato da ulivi secolari. L’ambiente è bello, aperto su quella maremma dolce che dà equilibrio tra il panorama, l’uomo e la terra. Abbiamo trovato anche lo “stacco” della colonna romana che ricorda l’antica vocazione lapidea della zona.   Lasciato il sentiero 18 prendiamo il 6 che in leggera e costante salita ci ha portato verso Poggio Serra e le Germandine. Siamo sbucati alla piccola sella della Ragna, dalla quale si gode un bel panorama sulla costa. Da qui il sentiero prosegue con il 5. Intanto il tempo diventa più cupo. Abbiamo raggiunto il sommo della collina dove sorge il minuscolo borgo di Belvedere, dove alcuni antichi casolari ed una chiesetta sconsacrata, cingono la piazzetta inghiaiata. Qui abbiamo fatto la pausa pranzo avvertendo anche il freddo della giornata che in quel momento era fissato a soli 4 °c. Fortunatamente una piccola trattoria, adiacente alla piazzetta, è diventata per 10/15 minuti il nostro rifugio caldo e dispensatore di vino e caffè…, ci voleva proprio. Abbiamo ripreso il cammino attraverso un bel sentiero boscato che ci ha condotto al cascinale ristrutturato del Ferrone. Superata Casa Ghiaccio, abbiamo raggiunto il borgo di Prata che però sfioriamo soltanto in quanto il cielo stava diventando un nuvolone compatto. Siamo scesi con il sentiero numero 1 che in questo tratto presenta un antico impietrato non molto mantenuto, che si è rivelato insidioso per le numerose pietre erranti nascoste dal fogliame autunnale. Abbiamo raggiunto la sponda di un torrentello  che ci ha accompagnato verso il piano con un tratto più agevole ed erboso. Comincia a pioviscolare, ma dopo pochi minuti smette…, falso allarme. Dopo aver perso di vista il sentiero 1, siamo riusciti a riattingerlo su di una costa collinare, mentre comincia a piovere sul serio. Abbiamo aperto gli ombrelli iniziando a percorrere un bel tratto di sentiero costeggiando il torrentello del Falcone, consapevoli che ormai eravamo all’ultimo miglio.  Abbiamo raggiunto l’asfalto alla periferia sud di Suvereto sotto una bella pioggia battente che ormai non ci spaventa. Anzi ci siamo incamminati nel centro storico di Suvereto alla volta delle nostre auto, consapevoli di essere stati fortunati e che la nostra positiva ostinazione a percorrere questo bel tracciato sia stata ben ripagata. Un plauso all’amministrazione comunale di Suvereto per la precisa segnaletica (P.M.). Percorsi ca. 14,5 km.   

FOTO     percorso  (con Google Earth)


26  DICEMBRE  2018  -  CEPPATO,  GELLO MATTACCINO,   MADONNA DEI MONTI  (fuori programma)

Per smaltire le "abbuffate" natalizie e approfittando della splendida giornata, abbiamo pensato, su suggerimento di Fabrizio, di fare un bel giro sulle nostre colline. Siamo in 16 e ci ritroviamo al parcheggio a Perignano. Andiamo quindi a Ceppato, grazioso borgo nel Comune di Casciana Terme Lari, punto di partenza dell'escursione. Nel borgo presepi di ogni tipo addobbano le abitazioni.  Ci inoltriamo subito nei boschi che ammantano buona parte di queste colline. Attraverso un saliscendi, anche con qualche incertezza sul percorso (ma prontamente risolta da Fabrizio), giungiamo verso l'ora di pranzo al bel castello di Gello Mattaccino. Questo castello si trova solitario in una splendida location, posto in posizione dominante sulla valle del fiume Fine, in località Casciana Terme. Da lontano svetta ancora la torre smerlata e la cinta muraria che sovrastano il paesaggio verde della Toscana. Il castello, durante il cinquecento, era proprietà di Matteo Cini, da qui il nome particolare che ancora oggi la fortezza porta con sé. Insieme al castello, in questo particolare punto sorgeva la pieve più antica della provincia di Lucca e Pisa, oggi scomparsa , ma è la prova che in questa parte della toscana molti erano gli insediamenti umani, e per questo è molto affascinante
Dopo aver dato una fugace occhiata al castello con il bel giardino (cedro secolare), usciamo dalla macchia e, per stradelli e campi coltivati a grano, arriviamo all'abitazione del famoso pittore post macchiaiolo Mario Madiai,  il quale, molto gentilmente, ci ha fatto vedere lo studio e i quadri in preparazione. Purtroppo da lì in poi abbiamo dovuto modificare il percorso a causa della presenza di un fosso attraversabile con difficoltà. Siamo alfine giunti verso il tramonto alla Madonnina dei Monti, piccola chiesetta posta in luogo panoramico. Ormai il sole sta per tramontare e, velocemente, raggiungiamo in ultimi 2 km le auto. Piacevole gita, facilitata anche e soprattutto, dal clima. Grazie a Fabrizio per la "conduzione" del trekking. Percorsi circa 19,5 km.

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