DIARIO ESCURSIONI 2021
4 LUGLIO 2021 - RISALITA DEL
TORRENTE SCESTA
13 mesi fa
effettuammo la nostra ultima uscita ufficiale, nel frattempo abbiamo dimenticato
l’infausto 2020, vivendo questo 2021 tra speranze, progetti e coperture
vaccinali.
Parcheggiamo poco oltre il bivio per Palleggio in quanto quello preventivato di
Scesta borgo sembrava essere riservato ai potenziali fruitori del sottostante
Canyon Park, come ci ha spiegato un inserviente della struttura. Mal di poco,
forse abbiamo migliorato casualmente la logistica.
Partiamo in 21 risalendo il breve tratto asfaltato
fino al tornante dal quale parte lo stradello per il piccolo e isolato cimitero
di Palleggio. Lo stradello diventa poco dopo grande sentiero carrabile e si
immerge nel bosco. Intanto la valle si restringe ed il sentiero affianca il
letto del torrente Scesta, in questo tratto con poca acqua. Sul versante del
Prato Fiorito un grande ravaneto ricopre il sentiero ma subito dopo ricompare il
bosco qui rigoglioso e fresco. Facciamo una piccola sosta al primo ponticello
per raggruppare la mandria e dissetarsi. Sulla nostra sinistra compare la
traccia dell’acquedotto di servizio ad una piccola centrale più a valle. Ben
presto lo superiamo arrivando ad una piazzola. Qui un sentiero sulla sinistra
conduce verso il letto del torrente, noi prendiamo invece quello sulla dx che
con ripida calata porta sulla traccia. Con un ardito ponte la traccia scavalca
il torrente portando ad un canale di captazione dello Scesta. Qui vediamo la
reale portata del torrente, tra l’altro discreta e fragorosa. Un piccolo
cancellino ci fa uscire dal ponte indirizzandoci su di un’esile innesco di
sentiero. Veramente esile, ripidissimo, incerto, questo tratto ci riporta ad una
realtà meno bucolica. Con stretti zig zag superiamo il dislivello di circa 30 m.
che ci separa dal sentiero 10 del CAI che finalmente abbordiamo. Ci dirigiamo
verso il tratto superiore dello Scesta cercando di individuare un passaggio
verso il letto del torrente, che vorremmo percorrere.
Lo
troviamo poco dopo e, dopo esserci divisi in 2 gruppi scendiamo ripidamente.
Subito siamo immersi in un paesaggio fantastico e selvaggio con alte pareti
stratificate. Il torrente ha una buona portata e i tratti scoperti sono
ben pochi. Massi di varie dimensioni e anche scivolosi ci costringono ad
effettuare passaggi un po’ ardimentosi; siamo costretti a mettere
sandali e scarpette adatte perché sarebbe
impossibile risalire il fiume con gli scarponi. L’acqua è gelida ma dopo un po’
ci si abitua. Avanziamo molto lentamente, siamo un buon numero e non tutti
dotati di grande agilità. Percorriamo poche centinaia di metri impiegando molto
tempo; ci rendiamo conto che sarebbe impossibile risalire tutti il torrente come
avevamo previsto. In 3 decidono comunque di risalire tutto il tratto mentre gli
altri ritornano sul sentiero 10 per il pranzo (vista l’ora…). Subito dopo
riprendiamo il sentiero 10 per andare a incontrare i 3 “esploratori”. Li vediamo
proprio alla fine del percorso fluviale e, dopo esserci ricongiunti, torniamo
verso il punto di partenza.
Il tratto del sentiero 10 che porta a Cocciglia ha dei
tratti veramente difficili da individuare. Con felci, rovi e stipe ingaggiamo un
vero corpo a corpo cercando di non perdere mai la retta via. Alcuni tratti
invece sono costituiti da vecchie castagnete ed il sentiero diventa più chiaro.
Come se non bastasse ci investe anche un piccolo acquazzone che bagna le
numerose felci e si può immaginare in che condizioni siamo arrivati a Cocciglia
– bagnati come pulcini, fortunatamente è luglio…Passati sotto le incombenti
rocce del Balzo dell’Aquila, raggiungiamo finalmente Cocciglia, grazioso e
misterioso borgo posto a protezione delle omonime “strette”. Scendiamo verso la
Chiesa di San Michele dove riprendiamo il sentiero 10 che, tanto per restare in
tema, è infrascatissimo. Raggiunto l’antico ponte sullo Scesta percorriamo il
breve tratto in salita che ci riporta al Cimitero di Palleggio ed alle auto. A
parte qualche ammaccatura, graffi e capitomboli vari è stata una giornata
abbastanza “adrenalinica”. Percorsi ca. 10,5 km.
FOTO
5 SETTEMBRE 2021 - I BORGHI
PERDUTI DELLA VERNACCIA
Giornata di
fine estate, fresca nella mattinata e calda nelle ore centrali con un cielo
azzurro intenso. Da Pasquino ci ritroviamo in 19 pronti a partire alla volta di
Castel San Gimignano.
Parcheggiate le auto a ridosso del nucleo antico del piccolo borgo,
approfittiamo per fare la conoscenza appunto della parte più intima di questa
realtà. Una piccola porta conduce a ridosso dei vecchi spalti dove alcuni
alloggi sono adibiti a casa vacanza. Da un giardinetto annesso a uno di questi
alloggi, grande vista sulle torri di San Gimignano.
In leggera discesa attraversiamo dei prati e delle radure, superando la fattoria
di San Rinaldo, oggi in abbandono, e l’elegante Podere Colombaione. Intanto si
apre una magnifica quinta verso il Chianti, il Pratomagno ed i monti aretini e
la campagna diventa superba sia per odori che per colori. Raggiungiamo
Montegabbro, dove spicca la grande Casa Arianna, primo nucleo del monastero
benedettino del 1200 circa con le altre piccole case che la cingono insieme alla
Chiesa di San Giovanni dagli esterni sobri ed eleganti. Alcune foto, due parole
con una abitante del borgo e ripartiamo. Scendiamo verso il Vallone Canovina
tramite uno stradello in quanto il sentiero che parte da Montegabbro risultava
estremamente impervio e labile. Attraversiamo il guado secco sul Canovina
iniziando la salita verso il Podere Dometaia. Raggiuntolo, ci ristoriamo al
fresco di una grande quercia. Il percorso adesso corre lungo l’altopiano di
Dometaia costellato da grandi tombe etrusche riparate da pannelli contro le
intemperie, supera Casa Codiverno ed arriva a Buliciano. Del vecchio nucleo di
questo borgo rimangono in piedi alcune strutture, alcune sembrano in recupero
altre, due sembrano abitate. La Chiesina di San Giorgio di fine 1200, con un
piccolo campanile a vela, purtroppo rimane inglobata in una proprietà chiusa e
quindi non è stato possibile visitarla. Ripreso il cammino e risolto un rebus di
un sentiero scomparso nel bosco, raggiungiamo Podere Mortella, bella casa
contadina con grande aia ombreggiata da secolari querce. Sosta pranzo piacevole
anche per la presenza di una bella fontanina. Piccola discesa e poi leggera
salita verso il viale cipressato di Villa Cercignano. Questa elegante villa, con
giardino all’italiana e piccola cappella, sembra in stato di abbandono così come
le casette attigue nonostante che le vigne e la olivete intorno siano ben
curate. Da una piccola ribalta bella vista sulla Badia a Coneo.
Risolto un altro piccolo rebus sul tracciato all’interno di un bosco di querce,
raggiungiamo la bella Chiesina bicromica di Sant’Ippolito e Cassiano a Coneo
scattando foto e notando nelle vicinanze una cantina ipogea. Scendiamo alla
strada Volterra- Colle Valdelsa e la percorriamo 300 metri per poi riprendere la
strada bianca per il Podere Mugnano preceduto da estesi vigneti. In questo
podere un’altra fontanella ci allieta e ci rinfresca. Per un bel tratto
percorriamo la discesa ombrosa verso il Rio Petravalle fino al suo guado (secco)
che attraversiamo in vista dell’erta di Picchena. Qui un altro tratto incerto
dove la storia delle antiche tracce si dissipa nell’avanzata biologica del
bosco. Con qualche difficoltà raggiungiamo Picchena. Questo antico
borgo-castello, oggi rivive grazie all’intervento di stranieri e
“forestieri” grazie ai quali oggi ogni
casetta è un piccolo capolavoro e dove il verde e i fiori assumono quella
valenza estetica che gli spetta. La piccola Cappella di Picchena, ristrutturata
e raffinata, oggi è il piccolo centro di questa realtà, zona di ritrovo serale
dei pochi abitanti del borgo. In leggera salita, superiamo il Podere Serraglino
godendo del bellissimo panorama sui vigneti della Val Riguardi, superiamo la
Villa Decimo ed il piccolo cimitero di Castel San Gimignano ritornando al punto
di partenza concludendo questa uscita nel cuore delle nostre magnifiche colline.
Percorsi circa 16 km.(P.M.)
FOTO
9 OTTOBRE 2021 -
LA VECCHIA FERROVIA ALTO PISTOIESE E LO S.M.I.
Dopo il
rinvio dello scorso mese per tempo avverso, siamo stati finalmente supportati da
una giornata fantastica, fresca ma con un cielo azzurro intenso.
Siamo in 19 con alcuni nuovi amici.
Superate Le Piastre ed entrati nella valle del Reno, le decine e decine di auto
posteggiate in ogni dove lungo la strada ci hanno fatto capire che i funghi
erano nati. Arrivati a Campo Tizzoro e parcheggiate le auto nel punto convenuto,
abbiamo indossato giacche e cappelli in quanto una bella brezzettina ci ha
ricordato che finita l’estate inizia l’inverno. È proprio vero…. non ci sono più
le mezze stagioni. Ci siamo diretti verso la fermata del bus acquistando i
biglietti nell’edicola prospicente e dopo pochi minuti è arriva il pullman per
San Marcello Pistoiese. Bellissimo il tratto stradale della vecchia provinciale
del Passo dell’Oppio, con prati verdissimi, foreste di abeti e casolari
ordinati. Arrivati a San Marcello ci siamo dedicati alla breve visita
dell’antico nucleo cittadino dove spicca per eleganza la Chiesa della
Propositura con il suo inconfondibile campanile.
Abbiamo iniziato il percorso ricalcando il tracciato della vecchia ferrovia, nel
primo chilometro e mezzo parallelo alla strada per Gavinana. Dopo il bivio per
Gavinana, agganciamo il tratto sentierizzato della ferrovia e tutto cambia.
Superiamo la piccola stazione di Limestre e proseguiamo in un bosco di conifere
con ottimi scorci verso la valle. La leggera e costante salita facilita tutto e,
nonostante le folate di grecale, siamo contenti e rilassati. Arriviamo a
Gavinana e dopo una breve visita al nucleo medioevale del borgo, ci siamo
sistemati per il pranzo accomodandoci nei giardinetti prospicenti la vecchia
stazione ferroviaria. Mangiamo ma fa freddo, quindi riprendiamo velocemente il
percorso affrontando un tratto asfaltato per poi ritrovare il sedime della
ferrovia.
Giunti al Passo dell’Oppio ed alla stazione omonima, oggi elegante abitazione
privata, iniziamo a scendere, sempre dolcemente tra folate e qualche goccia.
Vediamo le tracce del vento forte dei giorni scorsi con rami spezzati e un
albero abbattuto che occupa la sede del tracciato poco prima di Maresca. Alcuni
ponticelli precedono l’entrata del paese, che troviamo ordinato e pulito, dove
riaffiora dagli anni 60/70 la valenza turistica che aveva la zona in quel tempo.
Nei pressi della vecchia stazione di Maresca troviamo anche il monumento del
F.A.P. sistemato al centro di una rotonda. Ancora leggera discesa e ancora il
sedime della ferrovia attraversa boschi toccando di tanto in tanto abitazioni e
campi coltivati. Superato con un alto ponte il torrente Maresca, percorriamo
l’ultimo chilometro prima di giungere a Campo Tizzoro annunciato dalla grande
ogiva di bomba in cemento (una delle entrate dei rifugi). Puntuali raggiungiamo
l’entrata del museo della S.M.I. ed espletate le formalità ci immergiamo in un
bellissimo viaggio storico accompagnati da una guida vestita in stile coloniale.
Cimeli, armi, storie e plastici fanno da ricco antipasto a quello che sarà un
viaggio sotterraneo interessantissimo. Una porta in ferro posta alla base di una
grande ogiva in cemento ci introduce in scale disposte ad elica che scendono
fino a 25 metri sotto terra. Gallerie lunghissime che si incrociano
ortogonalmente, ricoveri, ospedale, chiesetta, creano un ambiente surreale e
misterioso. La guida ci ha spiegato che molti tratti sono in allestimento con la
volontà da parte dell’ente museale di ingrandire l’area visitabile. Tornati in
superficie siamo stati accolti dal solito vento freddo, questa volta percepito
ancor più freddo, abbiamo recuperato gli zaini e ci siamo incamminati verso le
auto per il ritorno a casa (P.M.). Lunghezza del percorso ca 12,3 km.
FOTO
percorso
(visualizzabile con Google Earth)
24 OTTOBRE 2021 - LE
"GROTTE GIALLE" DI CASALE MARITTIMO
Una bella
giornata, un gruppo brillantemente compatto con alcuni nuovi
amici, hanno coronato un bel percorso che ci ha veramente soddisfatti.
Siamo in 29
e parcheggiate le auto nei pressi del piccolo campo di calcio di Casale,
iniziamo la salita che dalla base del borgo ci porta nel cuore antico di Piazza
del Popolo. Pulito e ordinato nell’estetica e rigoroso nell’architettura, Casale
offre mille scorci interessanti e preludi marini di prim’ordine e girovagare per
le sue viuzze è un piacevole esercizio. Usciamo dal borgo percorrendo un tratto
asfaltato di circa un chilometro allietato dalla vista di una campagna ricca e
un po' assetata. Finalmente entriamo nel sentiero che scende verso il Torrente
Linaglia immergendoci in un bosco lussureggiante. Il sentiero, in alcuni tratti
impietrato, è largo e piacevole ed il terreno umido permette la crescita di
alcuni “prataioli”. Guadiamo il torrente Linaglia il quale conserva un’ onesta
portata nonostante la perdurante siccità. Arriviamo al Lago Linaglia, preceduto
da una strana fonte o “doccia silvana” ricca d’acqua, il quale rivolo confluisce
nel lago. Superato il lago e preso uno scivolo nel bosco ci ritroviamo al
cospetto del primo sito delle Grotte Gialle che raggiungiamo, chi guadando il
torrente, chi tramite una sorta di peruviana. Il sito è ricco di fascino e
sostiamo alcuni minuti per fotografare e per ispezionare con frontali le due
grotte comunicanti. Usciti dal vallino superiamo la strada Cecina/Casale,
eludendo un cancello che ci sbarra il sentiero, troviamo rapidamente il by-pass
che ci riporta sulla retta via. Scendiamo nel Vallino del Guadazzone e con un
po' di difficoltà troviamo il secondo sito di grotte che compare improvvisamente
dal bosco. L’ora è quella giusta, il posto anche, perciò decidiamo di mangiare
davanti alle grotte immersi in uno splendido vallino. Per riguadagnare l’uscita
del vallino il gruppo si divide in due in quanto un ponticello composto da due
tavoloni si rompe quando il grosso del gruppo era passato, lasciando una decina
di escursionisti sull’altra sponda. Poco male, un altro ponticello più a monte
consente al gruppetto il passo e il ricongiungimento avviene poco dopo.
Adesso il tracciato è su strada bianca in ambiente agreste con tante piccole
case coloniche. Grandi piante d’agave e fichi d’india costellano i bordi degli
stradelli ed il vento di tramontana ci fa rindossare kw e cappelli. Il sentiero
adesso scende verso il cupo vallino delle Tane, in alcuni tratti ripido con
tratti impietrati e altri con rocce lisce e lavorate dalle acque meteoriche.
Costeggiamo il Borro Ferracone il quale presenta un discreto rivolo d’acqua.
Arriviamo alle Grotte Gialle, chiamate anche Le Tane e per onor del vero sono
ubicate nel comune di Bibbona. Scenografia bellissima, il colore giallo e il
grigio/marrone si alternano come la crema e il cioccolato in un millefoglie. Ci
sono tre entrate principali comunicanti tra loro e altre due meno invitanti a
bocca di lupo. Con le frontali esploriamo gli ambienti e il divertimento è
reale. Numerose facce di animali, segni ancestrali e altri vari simboli, orlano
gli strati di calcarenite in un tripudio di immaginazione. Tante foto per questo
terzo sito che ci ha veramente soddisfatto. Scendiamo in un bosco fitto fino ad
un ponticello dove ritroviamo segni di Civiltà, un altro cancello che però non
osta il percorso in quanto il sentiero lo aggira proseguendo in salita in un
altro bellissimo bosco. Usciamo dalle selve incontrando una zona cosparsa di lussuose coloniche con muretti a secco e
panorama verso il mare.
Siamo in vista di Casale, questa volta la prospettiva è quella giusta per
bellezza e armonia.
Veramente una bella giornata. (P.M.) Percorsi ca. 13 km.
FOTO percorso
video di Sergio:
https://youtu.be/NgDiJnSLh4o
7 NOVEMBRE 2021 - MONSUMMANO TERME /
MONTEVETTOLINI
Poteva essere una brutta giornata ma non lo è stata. Infatti in questi ultimi
giorni le previsioni meteo avevano preannunciato quadri foschi e ombrelli
aperti, invece nulla di tutto ciò.
Siamo in 21 e mentre viaggiamo alla volta di Monsummano notiamo le grandi
pozzanghere della pioggia notturna caduta tra Fucecchio e Cintolese. Arrivati
nei pressi della Grotta Giusti troviamo non poche difficoltà a parcheggiare le
auto anche perché altri escursionisti, ma soprattutto rock climber, ci avevano
preceduto. Partiamo alla volta dell’albergo della Grotta Giusti nei pressi del
quale inizia il “percorso vita”. Percorso molto bello dove prati verdissimi,
boschetti e rocce si alternano in armonia. Superato un trivio di sentieri, ci
innestiamo sul percorso CAI arrivando al cancello che precede l’anfiteatro della
Cava Rossa. Il luogo è affascinante, il rosso delle rocce gioca con il verde dei
lecci e ancora più interessanti sono le “vie” percorse da numerosi giovani
alpinisti. Alla base della parete rossa si aprono due grotte comunicanti che
puntualmente visitiamo. Tornati sul sentiero principale, arriviamo alla Cava
Grigia affollatissima di giovani e giovanissimi climber. Giunti al “Paretone”,
iniziamo la risalita della “Cava Grande” in un ambiente veramente suggestivo.
Avevamo pianificato la direttissima lungo il bordo settentrionale della Cava
Grande, ma giunti ad un punto delicato troviamo del filo spinato che impedisce
il passo. Decidiamo di non proseguire cambiando il tragitto percorrendo
un’alternativa che avevamo messo in conto. Sentiero, un breve tratto asfaltato e
poi strada bianca, ci fa guadagnare quota rapidamente. Arriviamo all’entrata
dell’antica fortificazione di Monsummano Alto, costituita da un possente
torrione. Grandissimo il panorama verso la Toscana occidentale. Oltre ad un
ritrovo d’auto d’epoca, troviamo un vento teso di grecale che ci fa rivestire in
gran fretta. Entriamo nella piazzetta del piccolo borgo dove spicca la Chiesa
romanica di San Nicolao, con un campanile con arco passante che accede ad un bel
prato e annessa foresteria . Questo è il luogo ideale per il pranzo, seduti,
riparati dal vento e con un bel sole che offre un piacevole tepore. Dopo la foto
di rito, scendiamo attraversando la porta sud ovest alla volta del quadrivio del
Podere La Vergine. Prendiamo un bel sentiero (strada vicinale dei Maresi) che si
addentra in olivete e prati per arrivare al Podere Fognano. Qui altra deviazione
sul sentiero per il Podere Moro (strada vicinale di Colli), bello e panoramico
con ottimi scorci sul borgo di Montevettolini. Ad un certo punto il sentiero
entra in un bosco che precede il Botro di Colle di Sotto e qui la traccia
sparisce. Nostra grande sorpresa in quanto le carte sulle quali avevamo
disegnato la traccia evidenziavano la presenza della "strada vicinale di Colli",
ora scomparsa... Mentre il grosso del gruppo attende in una radura, 4 o 5 escursionisti
cercano un varco ma tutto risulta vano, non si passa. Non è tardi, ma di
improvvisare alternative non ne abbiamo tanta voglia, quindi optiamo per tornare
al Podere Fognano. Da qui percorriamo uno stradello tra gli oliveti e poi una
stradina che più ripida non esiste, per arrivare nei pressi del percorso vita e
i parcheggi nelle vicinanze di Grotta Giusti.
Montevettolini lo raggiungiamo in macchina per una visita del borgo. Qui siamo
accolti da una tormenta di vento freddo, che consente soltanto la classica
visita del prete…, toccata e fuga. (P.M.)
FOTO
percorso:
video di Sergio:
https://youtu.be/v4y1etPMvTk
5 DICEMBRE 2021 - DA CUNE AL M.
BARGIGLIO E ROMITORIO DI S. BARTOLOMEO
Abbiamo
quasi forzato questa uscita che ormai avevamo rimandato già due volte perché`,
considerando la giornata tremenda di sabato e la nottata che ha regalato altra
pioggia, era normale rimandare ancora. Siamo stati fortunati, solo intorno a
Valdottavo abbiamo preso dei grandi scrosci di pioggia e grandine, ma eravamo in
auto... Arrivati a Cune il tempo si ristabilisce, il sole scalda e la leggera
tensione scende. Siamo soltanto in 6 coraggiosi e lungimiranti escursionisti e
adesso con il morale alto. La salita sullo stradello per San Bartolomeo è ripida
e scalda subito i muscoli.
Abbiamo preso a sinistra il largo sentiero per l’alpeggio Campigliori che poco
dopo, con deviazione a destra, diventa sentiero impietrato. Raggiunto il gruppo
di case di Campigliori, abbiamo notato tutti i segni di un passato che racconta
la sussistenza domestica di allora. Infatti piccoli metati, alberi da frutto,
terrazzamenti e piccole aie pianeggianti atte alla semina ci hanno dato uno
spaccato della vita dei contadini di montagna di allora. Alcune casette sono
ristrutturate e abbellite con piccole aiuole, tavoli con panche e verdissimi
prati. Il sentiero poi è diventato meno chiaro ma comunque in breve tempo siamo
pervenuti alla cresta nei pressi di una piccola croce che svetta su una grossa
pietra. Raggiunto lo stradello del Pian del Vitellino abbiamo incrociato alla
nostra destra il sentiero per il Monte Bargiglio con la nuova cartellonistica
del SLC (sentiero colline lucchesi).
Tratto di salita sostenuta fino al bivio per San Bartolomeo, qui abbiamo preso a
sinistra per il Monte Bargiglio. La salita su roccette e` assistita da un
corrimano in legno ed è molto panoramica in quanto il bosco lascia la scena al
paleo.
Siamo arrivati in vetta al Bargiglio, dove la base della grande torre rotonda si
raggiunge tramite scale in legno e corrimano e dai suoi 866 metri si ha un
panorama veramente fantastico a 360 gradi verso i monti e verso il mare. Pensate
che di notte è possibile vedere il fare illuminato di Bastia in Corsica.
Scattate le foto di rito scendiamo da queste bellissime rocce anche perché`
soffia un vento di ponente molto freddo. Al bivio prendiamo a sinistra un
bellissimo sentiero, quasi completamente con parapetto in legno, che passa sotto
i tratti rocciosi del Bargiglio. Arrivati a San Bartolomeo (che costituisce
l’antico insediamento di Cune) abbiamo pranzato sotto un sole piacevole e
terminato con vino, dolce, caffè e grappino offerti gentilmente da Michela e
Federico. Dopo la visita a questo luogo che esprime ancora oggi una spiritualità
antica, siamo scesi verso lo stradello che porta a Cune, deviando per il Monte
Agliale dove si trova l’osservatorio astronomico, che è una struttura pubblica
ed è gestita da un gruppo di appassionati.
Abbiamo avuto fortuna perché` all’interno vi erano dei tecnici per
manutenzione i quali ci hanno fatto visitare la struttura e i telescopi,
spiegandoci la loro collaborazione con università italiane e americane e la loro
caccia agli asteroidi ed alle supernove. Interessante conclusione di una bella
giornata.
Abbiamo
poi percorso in discesa lo stradello verso Cune con uno stupendo cielo azzurro
ed una temperatura frizzantina. (P.M.)
FOTO
percorso
(visibile con Google Earth)
12 DICEMBRE 2021 - VALLI DEL VAGHERA E DI
GERMAGNANA * TRA SAN MINIATO E MONTOPOLI
Uscita non programmata ma pianificata
in virtù delle ottime condizioni meteo previste.
Giornata ideale, molto fredda ma con uno splendido sole a
rinvigorire gli intenti.
Siamo in 22 con il gradito ritorno di Fiorella e Giovanni,
quest’ultimo autentico “genius loci” sempre pronto a narrare la storia delle
nostre contrade.
Partiamo subito in leggera salita apprezzando il panorama
che man mano si svela.
L’Appennino e le Apuane, bianchissimi di neve recente, ci
regalano le prime foto mentre la campagna coperta di brina e di ghiaccio segue
le prime ondulazioni della collina della Valdegola.
Scollinata la prima salitella siamo
scesi nella Valle del Vaghera andando a superare la salita nel bosco che porta
ad un grande cascinale abbandonato. Qui due piccoli gruppi si sono divisi per
andare alla ricerca della “Grotta Bianca” adibita in tempo di guerra a rifugio.
La grotta è stata trovata, anche se in verità ne rimane una parte che forma una
nicchia bianca posta sull’orlo di un piccolo dirupo. Per questo decidiamo di non
condurvi il gruppo data la malagevole posizione. Abbiamo ripreso il sentiero che
in lieve salita ci ha guidato verso l’agriturismo di Montalto. Dopo una ripida
discesa ed il superamento di una piccola valle calanchifera, abbiamo ripreso la
costa collinare nei pressi di Sant’Andrea alle Fornaci.
Da qui si è aperta una bella cresta collinare
panoramica arricchita da ordinate chiudende. Sorpassato l’agriturismo
Montevecchio, altra strada bianca e valloncello completamente ghiacciato.
Arrivati all’Arco di Castruccio, breve cenno storico di Giovanni. Entrati in
Montopoli, ci siamo diretti verso la parte più alta e nascosta del borgo dove
sorge la Chiesa di Santa Marta con l’attiguo monastero di clausura. Ci
raggiunge un conoscente di Giovanni che ci apre la Chiesa per una visita alla
chiesa stessa ed al complesso monastico. Luogo veramente inaspettato quanto
interessante che ci ha fatto meditare sulla ricchezza storica e culturale che
arricchisce il nostro territorio. Pausa pranzo ai giardinetti di Montopoli
corroborati da uno splendido sole. Riprendiamo il tracciato percorrendo l’antica
“Via dei sottofossi” detta anche via dei carbonai, che si snoda alla base della
bastionata esterna delle case di Montopoli un tempo protette dalle mura della
cinta castellana. Ci siamo diretti verso Montebicchieri incrociando la
Chiesa della Madonna del Soccorso, per poi prendere la costa collinare dove
sorge il Monte Alto, la collina più alta dell’area dove sorgeva la medioevale
Rocca di Montalto ed il Castello di Comugnoli, dei quali oggi restano pochi
ruderi.
All’agriturismo Bramasole, dove esiste un’antica burraia,
prendiamo un ripido sentiero che
ci fa scendere verso l’alta Valle delle Fonti, dove
incrociamo anche delle tombe etrusche.
Arrivati lungo il fosso del torrente Vaghera, entriamo in un altro clima, quello
glaciale in quanto l’esposizione all’ombra ha mantenuto la brina ed il ghiaccio
e, nonostante l’ora pomeridiana, fa un freddo cane. Percorriamo il lungo e
rilassante vallone fino alle porte di Stibbio che sorge sulla collina sulla
nostra destra e decidiamo di raggiungerlo. La salita che affrontiamo è degna di
un muro del giro delle Fiandre e arrivati alle porte del borgo riprendiamo
fiato. Manca poco al termine del nostro anello, scattiamo la foto di gruppo e
prendiamo la campestre in discesa che ci riporta alle auto concludendo questo
piacevole percorso (P.M.). Percorsi circa 14 km.
FOTO
percorso video
di Sergio: https://youtu.be/wiNJGwf7MpM
19 DICEMBRE 2021 - ALLA SCOPERTA
DI UNA LUCCA SEGRETA
In una fredda e nitida giornata prenatalizia, con l'ausilio di Piero (buon
conoscitore della città) abbiamo trascorso alcune ore nella sempre bella e
interessante città di Lucca. Siamo in molti, circa 30, e ci ritroviamo al
parcheggio di Piazza Caduti sul Lavoro. Il nostro "tour" inizia da Porta Elisa
e, costeggiando un tratto di mura del giardino botanico, arriviamo a Porta San
Gervasio. C'è poca gente in giro, è ancora presto per i turisti e così ci
possiamo godere il fascino di una città splendida, ancora immersa in un'aura
medievale in alcuni tratti. Bancarelle di antichità, negozietti di prelibatezze
alimentari fanno da sfondo al nostro lento camminare. Passiamo dalla chiesa
della Rosa, San Michele, Piazzale Verd e arriviamo ai sotterranei del baluardo
S. Paolino, sconosciuti a molti di noi e davvero interessanti. Si prosegue
passando dalla Porta di S. Donato, quindi zona Pelleria, Sant'Agostino e rovine
del Teatro Romano. E' l'ora del pranzo e ci dividiamo in gruppetti. Alcuni
preferiscono acquistare qualcosa nelle numerose botteghine di alimentari, altri
si spostano sulle mura per un veloce pranzo al sacco sotto un tiepido sole.
Ci ritroviamo quindi tutti presso la Cattedrale di S. Michele per proseguire nel
nostro giro. Passiamo dal Vicolo del Chiasso, Piazza Bernardini, mercato
del Carmine, Anfiteatro. Alla fine passiamo dalla Casa del Boia ritornando al
parcheggio. Si è trattato di un giro un po' diverso dalle solite passeggiate
domenicali che di solito si esauriscono nelle vie centrali e nei negozi .
Abbiamo avuto modo di vedere una Lucca un po' diversa, anche con poca gente (per
fortuna) e, grazie a Piero, di scoprire alcuni particolari sconosciuti.
Nonostante si trattasse di una città, i km percorsi non sono stati pochi, circa
13.
FOTO
percorso